La Storia dei Profeti Mamdouh AbdEl-Kawi Dello Russo |
Muhammad (pace e benedizione su di lui) I 4 Callifi ben guidati I
4 Califfi sono:
1-
Abu
Bakr (dal 632 al 634) morto a 63 anni
2-
Omar
(dal 634 al 644) ucciso
3-
Uthman
(dal 644 al 656) ucciso
4- Ali (dal 656 al 659) uccisoAbu
Bakr (che Dio sia compiaciuto di lui) fu Califfo dal 632 al 634
l’anno in cui morì.
Ecco
il discorso dopo la sua elezione:
“O
popolo! Giuro su Iddio che non ho mai sognato questa carica né di
giorno né di notte, né ho mai avuto per essa qualche inclinazione.
Voi avete posto sulle mie spalle un compito molto gravoso il cui
compimento è al di là delle mie forze, a meno che l’Onnipotente
non venga in mio soccorso. Sono stato eletto vostro capo anche se
non sono il migliore tra voi. Aiutatemi se sarò nel giusto,
correggetemi se sbaglierò.. I deboli tra voi, saranno forti con me,
finché non avranno ottenuto i loro diritti; i forti tra voi saranno
deboli con me finché non avrò ottenuto da loro ciò che
è
dovuto.. Obbeditemi finché obbedirò a Iddio e al suo Profeta.
Quando dovessi disobbedire a lui o al suo Profeta, allora non
obbeditemi più”.
Abu
Bakr era un uomo equilibrato, onesto e leale, padre della giovane
Aisha, seconda moglie del Profeta. Era nominato “Al-saddìq”
ovvero “Il veridico”. Un giorno andò in giardino e vide un
uccello che cinguettava, lui cominciò a piangere tanto e disse: “O
uccello, come sei fortunato! Mangi, bevi, voli all’ombra degli
alberi e non temi la resa dei conti nel Giorno del Giudizio. Vorrei
proprio essere come te”. Questo
era il timore di Abu Bakr, temeva Allah (swa), era un vero credente
sottomesso a Dio. Morì
a 63 anni subito dopo la vittoria nella battaglia di Agnadayn. Era
il miglior compagno del Profeta (*) che amava molto. E’ stato il
primo uomo a convertirsi, mentre il primo giovane è stato Ali. Il
Profeta Muhammad (*) disse: “Il nome di Abu Bakr sarà chiamato da
tutte le porte del Paradiso ed egli sarà il primo della mia comunità
ad entrarvi”. Omar
ibn Al-Khattàb nominato “Amìr al muminìn” (Principe dei
credenti) era contro il Profeta, appena venne a sapere che sua
sorella e il cognato si erano convertiti all’Islam, s’infuriò
ed andò verso casa. Khabab recitava la Sura “Ta-ha”, sentendo
arrivare Omar, si nascose. Omar aggredì il cognato, ferì la
sorella che cercò di difenderlo e disse: “Siamo diventati
musulmani, puoi fare quello che vuoi”, con tono di sfida, il
sangue colò dalla testa, Omar vedendola in quello stato e sentendo
quelle parole si pentì e disse: “Leggimi quello che stavate
recitando”. Omar (che Dio sia compiaciuto di lui) dopo essersi
lavato lesse la Sura e disse: “Quanta bellezza e nobiltà in
queste parole”, Khabab uscì e disse: “Omar, spero che Allah ti
abbia prescelto per la preghiera” e si convertì. Omar prese il
posto di Abu Bakr e governò per 10 anni, dal 634 al 644, l’anno
in cui è stato ucciso. Il Profeta Muhammad ha detto: “Se
dopo di me ci fosse stato un altro Profeta, quell’uomo sarebbe
stato Omar”, naturalmente dopo (Il sigillo dei profeti) non ci
furono altri profeti. Un
giorno Omar vide una donna : “Perché
piangono questi bambini?”, la donna rispose “Perché hanno
fame”. Omar tornò subito in città e riempì un sacco con farina,
datteri, vestiti e soldi ed ordinò di farselo caricare sulle spalle
per portarlo ai bambini bisognosi. “No Amir al muminìn, -gli
disse un Sahabah- cosa fai, io porterò il sacco”, ma Omar (che
Dio sia compiaciuto di lui) non volle e disse: “Come, porterai tu
il mio carico nel Giorno del Giudizio? Io devo portare questa borsa
perché a me verrà chiesto nell’Aldilà di questa donna (madre
dei bambini)”. Omar
giunse alla casa dei bambini, consegnò il sacco e servì il cibo
alla famiglia. La
donna non sapendo che fosse Omar disse: “Che
Dio ti ricompensi per la tua gentilezza! In verità tu meriteresti
di prendere il posto del Califfo Omar”. Omar
quando guidava la preghiera a volte piangeva talmente tanto che si
sentiva il suo pianto fino alle ultime file, piangeva soprattutto
quando recitava la Sura “Al Kahaf/ La Caverna”, “Ta-Ha” e
soprattutto “Yusuf/ Giuseppe”. Piangeva talmente tanto che a
volte cadeva per terra e si ammalava. Questo era il vero timore dei
Sahabah, compagni del Profeta (*). Omar,
il cui solo nome faceva paura ai miscredenti, aveva paura solo di
Dio. Una
volta quando scoprì che il latte che stava bevendo era dei cammelli
della Zakah (elemosina), si mise le dita in gola e vomitò tutto
quello che aveva ingerito. Non
poteva nutrirsi di cose haràm (illecite). Ecco
il discorso di Omar al momento della sue elezione: “O
popolo! Voi avete dei diritti su di me, che potete sempre reclamare.
Uno dei vostri diritti è che se qualcuno di voi viene da me con una
lagnanza, andrà via solo dopo che la sua lagnanza abbia avuto
soddisfazione. Un altro vostro diritto è che esigiate che io non
prenda nulla che non mi spetti dall’entrata dello stato o dai
bottini di guerra. Potete anche esigere che aumenti le vostre paghe
e i vostri salari quando nelle casse del tesoro entri più denaro; e
che rafforzi le frontiere e non vi esponga a rischi. E’ anche
vostro diritto che se dovete andare in guerra io non vi impedisca di
tornare a casa, e mentre voi siete lontani a combattere io mi prenda
cura delle vostre famiglie come un padre”. Omar
era di un carattere forte e deciso, sua figlia Hafsah ha sposato il
Profeta. Il Califfo si rifiutò di pregare in una chiesa per
rispetto ai cristiani, perché se avesse pregato dentro, un giorno i
musulmani sapendo che vi aveva pregato Omar, l’avrebbero tolta ai
cristiani. Baciò alla Mecca la pietra nera dicendo: “So
che tu sei una pietra, e non sei né d’utilità né di danno; e se
non avessi visto l’Inviato di Allah che ti baciava, non ti
bacerei”. Con
lui molti si convertirono. Lo ammazzarono. E’ stato per molto
tempo giudice dell’Islam e conosceva molto bene il Corano. Uthman
diventò Califfo nel 644, fu il terzo (che Dio sia compiaciuto di
lui). Con lui si decise di mettere per iscritto il Corano, poiché
molti che lo conoscevano oralmente erano morti in combattimento.
Uthman veniva da una famiglia aristocratica meccana degli Omayyadi.
Era un uomo di sincera pietà e personale rettitudine ma privo
dell’energia di Omar. Infatti inferiore fu il numero di convertiti
con lui, rispetto a Omar. Sposò le due figlie del Profeta: Ruqayya
e Umm Kulthum. Fu assassinato nel 656, si dice, in condizioni non
del tutto chiare -fu
sgozzato da ebrei, convertiti all’Islam di certo non con sincerità-
, furono cosi dei “Munafikìn” ipocriti. Uthman sapeva che
stavano organizzando il suo assassinio, non ha impedito in nessun
modo la sua uccisione. Ali
(che Dio sia compiaciuto di lui) su il quarto (Califfo ben guidato),
dal 656 al 659. Era stato uno dei primissimi musulmani, ed era in più
cugino e genero del Profeta sposando la figlia Fatima, dalla quale
ebbe Hasan e Husayn. Ali
disse del Profeta (*): “Giuro
per Dio, l’Inviato di Dio (*) era a noi più caro delle nostre
ricchezze, dei nostri bambini e delle nostre madri ed era a noi più
amato di una bevuta di acqua fredda in un momento di sete
insopportabile”. Ali
diventò Califfo nel 35esimo anno dell’Egira, ovvero il 656 e fu
assassinato davanti alla moschea di Cufa tre anni dopo da un
kharigita. Nel 660 ci fu la scissione dei musulmani, da una parte i
sunniti, dall’altra gli sciiti, che rifiutarono di riconoscere
come Califfo Uthman poiché volevano Ali al suo posto. Questa
divisione non è religiosa ma politica. Da allora l’ortodossia
musulmana si dichiara sunnita, il 90 per cento, fedeli alla sunna
del Profeta (*). Sciita
viene dall’arabo “Shi’a” in italiano “partito”, il
partito di Ali. La tragedia di Kerbela viene pianta tutti gli anni
dai musulmani in tutto il mondo, perché divise la comunità in due
gruppi: sunniti e sciiti. Durante il trentennio dei (califfi ben
guidati) l’Islam si diffuse nel modo intero. Qady
Iyyad scrisse sugli sciiti: “Se
noi affermiamo di riverire ed onorare l’inviato di Dio (*)
dobbiamo anche rispettare i suoi Sahabah (compagni). Da musulmani
dobbiamo riconoscere quello che gli dobbiamo, seguire (il) loro
(esempio) e chiedere perdono a Dio per loro. Non c’è dubbio che
tra loro ci furono differenze d’opinione ma noi non abbiamo alcun
diritto di fare dei commenti. Dobbiamo stare attenti ai commenti
fatti da sciiti, innovatori in campo religioso e storici prevenuti
che sono spinti dalla perversa volontà di calunniare alcuni Sahabah
e di mancare di rispetto verso gli altri. Non dobbiamo mai dubitare
della sincerità e dell’onestà dei Sahabah”. Lo
stesso Profeta (*) disse: “Seguite
Abu Bakr ed Omar quando io non sarò più con voi”. “I
miei Sahabah sono come le stelle: se vi farete guidare da loro
sarete sulla strada giusta”. “Guardatevi
di mancare di riguardo verso i miei Sahabah e che non siano presi da
voi a bersaglio (dopo di me). Chi li ama è per me che li ama e chi
li odia è come se odiasse me. Chi li infastidisce è come se mi
avesse infastidito e chi mi infastidisce è come se avesse
infastidito Dio e chi infastidisce Dio, Egli lo castigherà a
breve”. “Dopo
i Profeti, Dio ha dato la Sua preferenza ai miei Sahabah su tutta la
creazione; inoltre ha preferito quattro dei miei Sahabah su tutti
loro; essi sono: Abu Bakr, Omar, Utham e Ali”. Ha
detto Ayyub Shakhtiany: “Chi
ama Abu Bakr pone le fondamenta della sua fede. Chi ama Omar
sarà ben guidato sulla Retta Via. Chi ama Uthman viene illuminato
dalla luce di Dio. Chi ama Ali si tiene saldo alla corda di
Dio. Chi onora i Sahabah non può mai essere un’ipocrita o contro
la Sunna. Temo che nessuna buona azione verrà mai accettata da Dio
fino a che nel proprio cuore si provi il minimo rancore nei loro
confronti e non si cominci ad amarli”. I
Sahabah amavano davvero il nostro Profeta Muhammad (*). Zaid ibn
Wathnah al momento di essere impiccato disse parole stupende sul
nostro Profeta(*). Abu
Sufian gli disse con la solita arroganza: “Ti
piacerebbe tanto che Muhammad fosse ucciso al tuo posto e tu fossi
rilasciato e potessi tornare a goderti la vita con la tua
famiglia!”. Zaid
rispose: “Giuro
per Dio, non potrei sopportare di stare con la mia famiglia sapendo
che anche solo una spina sta pungendo l’inviato di Dio (*)”. Abù
Sufian osservò: “Non
c’è al mondo qualcosa di paragonabile all’amore che i compagni
di Muhammad portano per lui”. Un
vero musulmano ama il Profeta Muhammad (*) più della sua stessa
vita. Qady
Iyyad scrisse: “Chi
ama, preferisce l’oggetto del suo amore a qualsiasi altra cosa o
persona: se non è così allora non è sincero amore. E
fondamentale, quindi, per coloro che affermano di amare il Profeta
(*) che essi lo seguano nelle sue parole e nelle sue azioni, che
applicano i suoi ordini, rinuncino a qualsiasi cosa che non gli
piaceva ed adottino il suo codice di vita (sunna) nei momenti facili
ed in quelli difficili. Dio
ha detto nel Suo Sacro Libro: ‘dì
(o Profeta): se amate Dio, seguitemi: dio vi amerà e vi perdonerà
i vostri peccati. E dio è perdonatore e misericordioso’ (sura
iii, versetto 31) Secondo
alcune fonti il Profeta Muhammad (*) fu avvelenato da un’ebrea tre
anni prima della sua morte. L’ebrea Zaynab figlia di Harith offrì
al Profeta (*) dell’agnello, che non ingoiò. Il Profeta si ammalò
a causa di quell’avvelenamento, che lo portò alla morte. |
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