La Storia dei Profeti Mamdouh AbdEl-Kawi Dello Russo |
Musé (Musa), Aronne (Harun) Il
Faraone dei tempi di Mosè (pace su di lui) fu tiranno più duro e
feroce del suo predecessore, e mentre opprimeva le tribù vide in
sogno un fuoco proveniente dalla parte della Siria che riduceva in
cenere tutte le città fortificate, le case e le campagne
d’Egitto, al punto che non ne restava più alcuna traccia.
Spaventato da questa visione, consultò gli astrologi e gli
interpreti di sogni, che gli dissero: “Uno
dei figli d’Israele sarà inviato (da Allah) con pieni poteri per
sterminare gli egizi; farà gli sforzi più grandi per rovesciare e
annientare la dinastia regnante”. Allora
Faraone ordinò di sopprimere tutti i figli maschi di donne
israelite. Asia,
la moglie del Faraone, di origine israelita, trovò un bimbo
abbandonato sul Nilo, lo portò al marito e lo convinse di tenerlo e
adottarlo. “Già
innanzi (Mosè) ti favorimmo, quando ispirammo a tua madre quello
che le fu ispirato: ‘Mettilo
in una cesta e gettalo nell’acqua, così che le onde la riportino
a riva ove lo raccoglierà un Mio e suo nemico. Ho posto su di te il
Mio sguardo amorevole, affinché tu fossi allevato sotto il Mio
occhio’.” (Sura
XX, V.37/39) Quel
bimbo non era altri che Mosè, figlio di Imràn, della corte di
Faraone che ebbe dalla moglie un figlio chiamato Aronne (pace su di
lui), e il più piccolo Mosè. Il bimbo rifiutava il latte delle
nutrici fino a quando non si presentò la madre come nutrice, fu
accettata. Anni
dopo, in uno scontro, Mosè uccise un copto. Il Faraone cercava
l’assassino per punirlo, e venne a sapere che era proprio Mosè,
allora decise di ucciderlo. Mosè
fuggì dalla città, raggiunse il deserto e arrivò così al pozzo
di Madyan dove incontrò le figlie di Shu’ayb che le aiutò ad
attingere l’acqua, le due figlie informarono il padre dell’aiuto
di Mosè e volle incontrarlo. Gli
promise in matrimonio la figlia più bella a condizione che lo
servisse per otto anni. Mosè restò con lui ancora due anni dopo il
matrimonio, poi decise di lasciarlo. A quel punto Shu’ayb capì
che Mosè avrebbe rivestito l’abito della profezia e avrebbe udito
la voce diretta di Allah. Mosè
un giorno era in compagnia di Yusha’ Ibn Nùn (pace su di lui), in
italiano (Giosuè): “Ricorda
quando Mosè disse al suo garzone (Giosuè): ‘Non avrò pace finchè
non avrò raggiunto la confluenza dei due mari, dovessi anche
camminare per degli anni!’.” (Sura
XVIII, V.60) La
“confluenza dei due mari” potrebbe essere il punto di contatto
tra la conoscenza assoluta di Allah e quella relativa dell’uomo. Il
Diavolo fece dimenticare a Giosuè di dire a Mosè che aveva
dimenticato il pesce quando erano rifugiati vicino alla roccia, e
che riprese la sua via nel mare. Mosè gli chiese del pesce e Giosuè
diede le sue spiegazioni, ed incontrarono sulla strada Al-Khidr
(pace su di lui). “Chiese
Mosè: ‘Posso seguirti per imparare quello che ti è stato
insegnato a proposito della retta via?’.” (Sura
XVIII, V.66) Al-Khidr
accettò pur sapendo che Mosè non avrebbe avuto molta pazienza nel
seguirlo. “Se
Allah vuole sarò paziente e non disobbedirò ai tuoi ordini”. (Sura
XVIII, V.69) Al-Khidr
avvisò Mosè di non fargli domande prima che lui parlasse. Il
nome di Al-Khidr non è menzionato nel Corano, nell’unica Sura che
parla di lui “Al-Kahf”, ma l’esegesi conosce il suo nome. I
due profeti salirono su una nave, Al-Khidr produsse una falla perché
la nave apparteneva a povera gente che lavorava sul mare ed erano
inseguiti da un tiranno che avrebbe preso la nave con forza. Mosè
non comprese la cosa, perché Al-Khidr spiegò tutto alla fine, e si
adirò: “Rispose
(Al-Khidr): ‘ Non ti avevo detto che non avresti avuto pazienza
insieme con me?’.” (Sura
XVIII, V.72) Mosè
pazientò. I due incontrarono un ragazzo che Al-Khidr subito uccise,
perché il giovane aveva padre e madre credenti, per impedire che
imponesse loro ribellione e miscredenza, Al-Khidr agì non di sua
iniziativa ma per ordine di Allah. Mosè
ancora si adirò, scusandosi subito, la sua pazienza fu messa a dura
prova. Giunsero
allora nei pressi di un abitato, chiesero da mangiare, ma non furono
accontentati. Un muro stava per crollare e Al-Khidr lo raddrizzò
senza chiedere nulla in cambio: “Mosè
disse: ‘Potresti ben chiedere un salario per quello che hai
fatto’.” (Sura
XVIII, V.77) Il
muro apparteneva a due orfani della città e si trovava un tesoro, e
il padre di loro era un uomo virtuoso. “Il
tuo Signore volle che raggiungessero la loro età adulta e
disseppellissero il loro tesoro”. (Sura
XVIII,V.82) Alla
fine di tutto Al-Khidr diede queste spiegazioni a Mosè e disse : “Ecco
quello che non hai potuto sopportare con pazienza”. (Sura
XVIII, v.82) Dopo
cinque giorni di marcia nel deserto, Mosè arrivò in una valle ai
piedi del monte Sinai, ed è lì che fu rivestito dell’abito della
profezia sul monte all’età di 49 anni. “E
quando Mosè venne al nostro luogo di convegno, e il suo Signore gli
ebbe parlato, disse: ‘O
Signor mio, mostraTi a me, affinché io Ti guardi’. Rispose:
‘No, tu non mi vedrai, ma guarda il Monte; se
rimane al suo posto, tu Mi vedrai’. Non
appena il suo Signore si manifestò sul Monte esso divenne polvere e
Mosè cadde folgorato. Quando ritornò in se, disse: ‘Gloria
a Te! Io mi pento e sono il primo dei credenti’.” (Sura
VII, V. 143) Ora
il compito di Mosè era di liberare assieme ad Aronne i figli
d’Israele dalla miseria e dall’oppressione e di predicare la
vera religione al Faraone. Così fece. Tornò in Egitto e con il
fratello si diresse verso il palazzo del Faraone che riconobbe
subito Mosè, ma rifiutò di obbedire al Profeta. “Quando
lo chiamò il suo Signore, nella valle santa di Tuwà: ‘Va da
Faraone, invero è divenuto un ribelle!’. E digli: ‘Sei disposto
a purificarti, sicché io ti guidi verso il tuo Signore e tu Lo
tema?’. Gli mostrò poi il segno più grande. Ma quello tacciò di
menzogna e disobbedì, poi volse le spalle e si distolse. Convocò i
notabili e proclamò: ‘Sono
io il vostro signore, l’altissimo’. Lo colpì Allah con il
castigo nell’altra vita e in questa”. (Sura
LXXIX, V.16/25) Diffidente
dei miracoli che poteva fare (con l’aiuto di Allah) il Faraone
convocò i maghi più famosi, ma neanche questi riuscirono a reggere
il confronto con Mosè. “
‘O Mosè, sono Io, Allah, il Signore dei mondi. Getta
il tuo bastone’. Quando
lo vide contorcersi come fosse un serpente, volse
le spalle, ma non tornò sui suoi passi. ‘O
Mosè, avvicinati e non aver paura: tu sei uno dei protetti. Infila
nel tuo seno la tua mano, la trarrai bianca senza male alcuno. Stringi
il braccio al petto contro il terrore. Ecco
due prove del tuo Signore per Faraone e per i suoi notabili: davvero
è un popolo perverso!’.” (Sura
XXVIII, V. 30/32) Mosè
aveva un difetto di pronuncia, mentre Aronne al contrario aveva una
buona dialettica, allora Mosè parlò con Dio: “Sciogli
il nodo della mia lingua, sì che possano capire il mio dire;
concedimi in aiuto uno della mia famiglia, Aronne, mio fratello.
Accresci con lui la mia forza, e associalo alla mia missione, perché
possiamo renderTi gloria molto e perché possiamo ricordarTi
molto”. (Sura
XX, V. 27-34) “I
maghi si presentarono a Faraone e dissero: ‘Davvero ci sarà un
premio per noi se saremo i vincitori?’. Disse: ‘Si, e inoltre
sarete tra i favoriti’. Dissero: ‘O Mosè, getti tu o tocca a
noi gettare?’. ‘Gettate pure’, rispose. Dopo che ebbero
gettato, stregarono gli occhi della gente, la spaventarono e
realizzarono un grande incantesimo. Noi
ispirammo a Mosè: ‘Getta la tua verga’. E quella inghiottì
tutto quello che avevano fabbricato. Così affermò la verità e
vanificò quello che avevano fatto. Furono sconfitti e sembrarono
umiliati. Allora i maghi si prosternarono. E dissero: ‘Crediamo
nel Signore dei mondi, il Signore di Mosè e di Aronne’. (Sura
VII, V. 113/122) Davanti
a tutto questo 72 tribù di egizi si convertirono all’Islam
compreso i maghi. Il
Faraone seppe del loro voltafaccia e si vendicò su di loro e su
Asia, ma tutto quanto torna ad Allah e il Faraone ebbe come dimora
eterna l’Inferno. “Disse
Mosè: ‘Il mio Signore è con me e mi guiderà’. Rivelammo a Mosè:
‘Colpisci il mare col tuo bastone’. Subito si aprì e ogni parte
dell’acqua fu come una montagna enorme. Facemmo avvicinare gli
altri, e salvammo Mosè e tutti coloro che erano con lui, mentre
annegammo gli altri”. (Sura
XXVI, V.62/66) “E
quando abbiamo diviso il mare per voi, quindi vi abbiamo tratti in
salvo e abbiamo annegato la gente di Faraone, mentre voi stavate a
guardare” (Sura
II, V. 50) “E
facemmo attraversare il mare ai Figli di Israele. Faraone e le sue
armate li inseguirono per accanimento e ostilità. Poi,
quando fu sul punto di annegare, Faraone disse: ‘Credo che non
c’è altro dio all’infuori di Colui in cui credono i Figli di
Israele e sono tra coloro che si sottomettono’. Disse Allah:
‘Ora ti penti, quando prima hai disobbedito ed eri uno dei
corruttori?’.” (Sura
X, V. 90-91) “E
tra il popolo di Mosè c’è gente che si dirige con la verità e
in base ad essa agisce con giustizia. Li dividemmo in dodici tribù
o nazioni. Quando il suo popolo gli chiese da bere, ispirammo a Mosè:
‘Colpisci la roccia con la tua verga’. Sgorgarono da essa dodici
sorgenti e ogni tribù conobbe da dove avrebbe dovuto bere;
prestammo loro l’ombra di una nuvola, e facemmo scendere la manna
e le quaglie: ‘Mangiate le buone cose di cui vi abbiamo
provvisto’. Non è a noi che fecero torto, fecero torto a loro
stessi”. (Sura
VII, V. 159-160) Il
Profeta Mosè tornò sul monte Sinai. Nel frattempo Aronne rimase
con gli ebrei che costruirono come divinità il vitello d’oro,
tentò in tutti i modi di far cambiare idea a loro, ma ormai
traviati lo minacciarono di cacciarlo o di ucciderlo. “E
il popolo di Mosè, in sua assenza, si scelse per divinità un
vitello fatto con i loro gioielli, un corpo mugghiante. Non si
accorsero che non parlava loro e che non li guidava su nessuna via?
Lo adottarono come divinità e furono ingiusti. Quando lì si
convinse di ciò e si accorsero che si erano traviati, dissero:
‘Se il nostro Signore non ci usa misericordia e non ci perdona,
saremo tra coloro che si sono perduti’.” (Sura
VII, V. 148-149) Mosè
ricevette le tavole della legge da Allah. Tornò da Aronne e saputo
l’idolatria del vitello d’oro si scagliò in collera contro il
fratello, che gli disse che non era colpa sua, lui aveva tentato in
tutti i modi di persuaderli, ma non lo ascoltarono. Allora si
arrabbiò e rimproverò gli israeliti violentemente, che una parte
di loro si pentì. “Disse
Allah: ‘O Mosè, ti ho eletto al di sopra degli uomini per
affidarti i Miei messaggi e le Mie parole. Prendi ciò che ti do e
sii riconoscente’. Scrivemmo per lui, sulle Tavole,
un’esortazione su tutte le cose e la spiegazione precisa di ogni
cosa. ‘Prendile con fermezza e comanda al tuo popolo di
adeguarvisi al meglio. Presto vi mostrerò la dimora degli
empi’.” (Sura
VII, V. 144-145) “Quando
Mosè, adirato e contrito, ritornò presso il suo popolo, disse:
‘Che infamità avete commesso in mia assenza! Volete affrettare il
decreto del vostro Signore?’. Scagliò in terra le tavole e afferrò
per la testa suo fratello e lo trasse a sé: ‘O figlio di mia
madre- disse quello- il popolo ha preso il sopravvento su di me e
c’è mancato poco che mi uccidessero. Non permettere che i nemici
si rallegrino della mia sorte e non annoverarmi tra gli ingiusti’.
E Mosè: ‘O Signore mio, perdona a me e a mio fratello e facci
entrare nella Tua misericordia, poiché Tu sei il più
Misericordioso dei misericordiosi’. (Sura
VII, V. 150-151) “Colpimmo
la gente di Faraone con anni di miseria e scarsità di frutti,
affinché riflettessero. Quando veniva loro un bene dicevano:
‘Questo ci spetta’; mentre se li colpiva un male, vedevano in
Mosè e in quelli che erano con lui uccelli di malaugurio. Non
dipendeva da Allah la loro sorte? Ma la maggior parte di loro non
sapeva. Dissero: ‘Qualunque segno addurrai per stregarci, noi non
crederemo in te. Mandammo contro di loro l’inondazione e le
cavallette, le pulci, le rane e il sangue, segni ben chiari. Ma
furono orgogliosi e rimasero un popolo di perversi. Quando il
castigo li toccava, dicevano: ‘O Mosè, invoca per noi il tuo
Signore in forza del patto che ha fatto con te. Se allontanerai il
castigo da noi, crederemo certamente in te e lasceremo partire con
te i Figli di Israele’. Allontanammo da loro il tormento, ma
quando giunse il termine che dovevano rispettare, ecco che mancarono
al loro impegno”. (Sura
VII, V. 130/135) |
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