I Pilastri dell'Islam A cura di AbdulJalil Randellini |
L'Imposta Coranica I beneficiari dell'Imposta coranica Coloro che hanno diritto ai
proventi dell’Imposta coranica sono indicati nel Corano: “Le
elemosine sono per i bisognosi, i poveri, per quelli incaricati di
raccoglierle, per quelli di cui bisogna conquistare i cuori, per il
riscatto degli schiavi, per quelli pesantemente indebitati, per la
lotta sul sentiero di Dio e per il viandante. Decreto di Dio! Dio è
saggio, sapiente”. (Corano, 9:60). Queste otto categorie di
beneficiari sono valide tuttora. 1.
I bisognosi,
che,
in ragione di qualche disgrazia o calamità, hanno perduto tutto. 2.
I poveri,
che si trovano nell’impossibilità o nell’incapacità di
lavorare e che non posseggono il denaro sufficiente per sostenere se
stessi e le loro famiglie. A questa categoria appartengono pure
coloro che lavorano per la causa di Dio e che non possono
mantenersi. La priorità nella distribuzione va a coloro che non ne
hanno fatto domanda, seguiti da quelli che l’hanno fatta. 3.
Gli esattori,
che raccolgono l’Imposta coranica. I loro salari devono essere
prelevati da questi fondi. Secondo certe autorità in materia di
giurisprudenza islamica, a questa categoria appartengono, oltre ai
lavoratori addetti alla raccolta, gli addetti alla distribuzione. 4.
I convertiti,
che hanno abbracciato l’Islam e che, per ritorsione, hanno perso i
loro beni. 5.
Coloro che non sono liberi,
ovvero i musulmani in cattività e i prigionieri di guerra. Il loro
riscatto deve essere pagato coi fondi provenienti dall’Imposta
coranica. 6.
I debitori,
che non arrivano ad onorare i debiti contratti in momenti difficili.
Coloro che, ad esempio, si sono indebitati in progetti stravaganti,
per la passione del gioco o per un matrimonio sfarzoso, non
rientrano in questa categoria. 7.
I viaggiatori,
che si trovano in un paese straniero per motivi leciti. Possono
essere emigrati per motivi di lavoro, di studio, di commercio o per
diffondere l’Islam. Il denaro raccolto può essere versato anche a
qualche organizzazione che s’incarichi della distribuzione agli
aventi diritto. 8.
Gli impegnati per la causa di Dio,
che
sono:
-
i combattenti in difesa dell’Islam; -
i lavoratori per la diffusione dell’Islam; -
i ricercatori, gli scienziati e gli studiosi; -
le organizzazioni islamiche operanti per la comunità, quali gli
ospedali, gli istituti scolastici, le biblioteche, le moschee, e
tutte le organizzazioni che lavorano ovunque per la diffusione e la
conoscenza dell’Islam. I familiari, moglie, figli e
parenti stretti, e i dipendenti di un contribuente non possono
essere i beneficiari della sua Imposta coranica. L’imposta sul reddito non può
essere compresa nell’Imposta coranica. Un contribuente non deve mai
vantarsi di avere versato ciò che gli compete e per aver fatto il
proprio dovere. Se la sua popolarità e il suo nome possono servire
ad incitare gli altri a non sottrarsi, ciò è ammesso. Non è assolutamente necessario
informare il beneficiario. Esistono persone sensibili, che
potrebbero rifiutarsi di accettare un aiuto. E’ pure saggio non
divulgarne la fonte. Il contribuente deve servirsi del proprio
discernimento per ricercare i più bisognosi e meritevoli, secondo
le indicazioni della legge islamica. L’Imposta coranica può essere
distribuita direttamente alle persone scelte fra quelle che ne hanno
diritto, oppure tramite organizzazioni specifiche. Nello Stato
islamico, può essere raccolta da un ente statale, un dipartimento
speciale del governo islamico, che assicura la ridistribuzione
secondo le indicazioni coraniche specifiche. Oggigiorno, particolarmente in paesi non musulmani, l’obbligo di versare l’Imposta coranica è una faccenda personale del musulmano: egli deve essere pienamente cosciente del proprio dovere e non deve sottrarvisi. In tali paesi, può essere distribuita direttamente a quei musulmani che si trovano nel bisogno. Può essere anche versata a specifiche organizzazioni islamiche a carattere umanitario, che operano in differenti paesi. I Pilastri dell'Islam | Centro Islamico Italiano | Libri Islamici |
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