I Fondamenti dell'Islam e La Fede Islamica di Ahmad Michelangelo Guida |
Un Introduzione al Sacro Corano La parola Qur’an: La
parola italiana “1Corano” (in inglese e tedesco “Koran”, in
francese “Coran” e in spagnolo “Corán”) deriva dalla parola
araba “Qur’an”, che a sua volta deriva dalla radice QaRa’A
che significa recitare, recitare salmodiando, declamare, leggere,
leggere attentamente, studiare. La parola "Qur'an" si
costruisce sulla forma di fu'alan, e dall'incontro della lettera
hamza, della radice, e la alif della forma scaturisce la damma. Questo
nome lo ritroviamo nello stesso Corano: «In verità questo Corano
guida a ciٍ che è giusto e annuncia ai fedeli che compiono il
bene che avranno una grande ricompensa» (XVII:9). La
differenza tra il Corano, gli hadith al-qudsi e gli hadith: È
importante capire subito questa importante differenza. Per hadith si
intende tutto ciò che viene riportato del Messaggero (SAAS): detti,
azioni e disposizioni o anche le sue abitudini e caratteristiche. Lo
hadith al-qudsi, invece, sono le parole di Allah trasmesse alla
gente con le espressioni del Messaggero (SAAS). Il Corano è la
Parola di Allah rivelata a Muhammad (SAAS), e trasmesse alla gente
riportando fedelmente il contenuto e le espressioni di Allah
l'Altissimo. La discesa e la rivelazione: Durante
la "Notte del Destino" (una delle ultime dieci notti del
mese di ramadan) del 610 d.C. discese tutto il Corano fino alla Bayt
al-'Izza, nel primo cielo. Ecco perché l'Altissimo dice: « È nel
mese di ramadan che abbiamo fatto scendere il Corano» (II:185), e
dice ancora: «Invero lo abbiamo fatto scendere nella notte del Qadr»
(XCVII:1). Nell'arco, poi, di ventitrè anni è stato rivelato a
Muhammad (SAAS), non nell'ordine che noi oggi conosciamo, ma ogni
versetto venne rivelato per dare indicazioni alla comunità
musulmana che in quei ventitrè anni si andava costruendo, seguendo
quindi quelli che era l'ordine degli eventi. Al-Wahi (rivelazione, ispirazione): «Non
è dato all'uomo che Allah parli, se non per ispirazione o da dietro
un velo, o inviando un messaggero che gli riveli, con il Suo
permesso, quel che egli vuole. Egli è altissimo, saggio» (XLII:51).
Ecco presentati in questo versetto i modi attraverso i quali Allah
comunica con i profeti e come ha trasmesso il Corano: (1)
Per ispirazione: durante il sonno, così come avvenne per Abramo
quando gli si ordinò di sacrificare suo figlio Ismaele (vedi il
versetto XXXVII:102). Muhammad (SAAS) ricevette alcune rivelazioni
del Corano in questo modo; infatti Anas ha riferito che: «Un giorno
il Messaggero di Allah (SAAS) era alla moschea che sonnecchiava poi
alzò la testa sorridendo, e io chiesi: "Cosa ti fa ridere, o
Messaggero di Allah?" Rispose: " È appena scesa su di me
una sura [un capitolo del Corano]; - ed iniziò a leggere - Nel nome
di Allah Clemente, Misericordioso..." la sura al-KawTHar [la
CVIII]» (Muslim). (2)
Da dietro un velo: come per Mosè sul Sinai e durante l'Isra',
l'ascensione al settimo cielo, di Muhammad (SAAS). (3)
Inviando un messaggero: attraverso un angelo, cioè. Il Profeta (SAAS)
ha raccontato che questa ispirazione poteva venire come un suono di
un campanello oppure l'Angelo, Gabriele, prendeva forma umana e
dialogava direttamente con lui. Il
Corano ai tempi del Profeta (SAAS): Man
mano che i versetti venivano rivelati, i fedeli usavano memorizzarli
o scriverli. La memorizzazione era una cosa consueta agli arabi,
anche perché a Mecca nel periodo dell'avvento dell'Islam solo
diciasette persone sapevano leggere e scrivere. Ci sono alcune
persone che vennero segnalate per la loro puntualità e per la forte
memoria: da 'Abd Allah ibn 'Amru ibn al-'As: «Ho sentito il
Messaggero di Allah (SAAS) dire: "Prendete il Corano da quattro
persone: 'Abd Allah ibn Mas'ud, da Salim [il mawlà di Abu Hudayfa],
da Mu'adh [ibn Jabal] e da Ubayy ibn Ka'b"» (Bukhari 4999). In
altre versioni compaiono altri tre nomi: quello di Zayd ibn Thabit,
di Abu Zayd ibn al-Sakan e di Abu al-Darda'. Ai
tempi di Abu Bakr: Alla
morte di Muhammad (SAAS), Abu Bakr divenne guida della giovane
comunità musulmana e si trovò ad affrontare le rivolte di alcune
tribù arabe, per motivi essenzialmente politici e fiscali. Ma con
la sconfitta della tribù dei Tamim, nella battaglia di Yamama (12°
anno dell'ègira / 633 d.C.), si mise fise a queste rivolte. In
quest'ultima battaglia, però, morirono settanta lettori del Corano
(qurra' - coloro che avevano memorizzato il Corano), e questo
fece preoccupare i Compagni, i quali temevano che si potesse perdere
il Libro Sacro, tanto che 'Umar propose al Califfo di raccogliere
tutti i brani del Corano. La proposta venne accettata da Abu Bakr,
il quale ordinò a Zayd ibn Thabit di preparare una copia completa
del Corano. Zayd ibn Thabit, che fu segretario del Profeta (SAAS) e
che aveva ben memorizzato il Corano e ne possedeva anche una copia
scritta, nello stesso anno ne realizzò una copia ordinata e
completa, proprio perché le copie scritte preesistenti non erano
complete e non sempre rispettavano l'ordine dei capitoli e dei
versetti. Ai
tempi di 'Uthman: Nel
644, quando 'Uthman ibn 'Affan divenne califfo, l'Islam si era molto
diffuso, l'Impero musulmano si era grandemente espanso e i Compagni
ancora vivi si erano sparpagliati in tutta l'area conquistata che
andava dall'Egitto fino alla Persia e dallo Yemen fino all'Iraq (un
area pari quasi all'Europa!). Ed iniziarono a nascere alcuni errori
nella lettura del Corano tanto che nelle campagne militari in
Armenia e nell'Azerbaigian, dove si incontrarono persone proveniente
dall'Iraq e dalla Siria, Hudayfa ibn al-Yaman -uno dei Compagni che
si era distinto nella conquista dell'Iraq- notò che vi erano molte
letture contrastanti del Corano, e questi contrasti divenivano
motivo di insulti e divisioni nella comunità. Quando il Califfo
venne a sapere da Hudayfa di ciò che stava accadendo volle
istituire una commissione, presieduta da Zayd ibn Thabit, per
redigere una serie di copie del Corano da inviare ai centri
principali e per distruggere tutte quelle copie errate o manchevoli.
In un hadith del Bukhri troviamo che «'Uthman ordinò a Zayd ibn
Thabit, a Sa'd ibn al-'As, ad Abd Allah ibn al-Zubayr ed ad Abd
al-Rahman ibn al-Harith ibn Hisham di produrre dei volumi del
Corano, e gli disse: "Se voi e Zayd bin Thabit siete in
disaccordo su qualcosa dell'arabo, dell'arabo del Corano, allora
scrivetelo nella lingua dei Quraysh, il Corano in verità è stato
rivelato nella loro lingua" e così fecero» (Bukhari 4984).
Dunque all'interno della comunità erano nati contrasti sulla lingua
e il Califfo impose la "lingua" dei Quraysh (in un altro
capitolo vedremo la questione legata alla "lingua", Allah
volendo). Inoltre vi erano delle versioni con delle parole diverse;
ad esempio un passo della copia di Ibn Mas'ud recitava: «E
assolvete al Pellegrinaggio e alla Visita per la Casa [per la Ka'ba]»,
mentre il Corano recita: «E assolvete al Pellegrinaggio e alla
Visita per Allah» (II:196). La commissione composta da i tre
qurayshiti e presieduta da Zayd ottenne da Hafsa la copia preparata
durante il califfato di Abu Bakr, e compilò sei copie del Corano
che inviò a Mecca, in Siria (Sham), nello Yemen, nel Bahrayn, a
Bassora, a Kufa e ne trattennero a Medina una copia. Inoltre essi
adoperarono un nuovo carattere, più semplice e comprensibile, che
comprendeva ventotto lettere (ventinove se si considerano la alif e
la hamza come due lettere distinte), secondo alcuni voluta dallo
stesso Profeta (SAAS). Ordine dei versetti e delle sure: Il
Corano si divide in Aya, versetti, che sono una sezione delle Parole
di Allah, ordinate all'interno delle sure, o capitoli. Il Corano è
diviso in centoquattordici sure, la più lunga è la sura al-Baqara
(II) che è divisa in duecentottantasei versetti, mentre le più
brevi sono la sura al-'Asr (CIII), la sura al-Kawthar (CVIII) e la
sura al-Nasr (CX) che sono divise in tre versetti.
Le sure meccane e quelle medinesi: Già
abbiamo parlato di versetti rivelati a Mecca e versetti rivelati a
Medina. Questa divisione è molto importante e ci è di grande
aiuto. Innanzi tutto il sapere dove sia stata rivelato un versetto
ci aiuta a capire il contesto in cui è stato rivelato un versetto e
il perché di certe affermazioni, inoltre i mufassir -gli esegeti-
possono così stabilire quale sia il versetto nasikh (abrogante) e
quale quello mansukh (l'abbrogato); Inoltre ci mostra quale fosse il
modo di portare l'Islam alla gente, quale il modo di fare da'wa;
Infine ci aiuta a ripercorrere, attraverso i versetti coranici, le
fasi della vita del Profeta Muhammad (SAAS).
La lingua del Corano: Il
Corano è stato rivelato senza alcun dubbio in lingua araba, infatti
Allah l'Altissimo dice: è disceso... «In lingua araba esplicita»
(XXVI:195); «Gli rivelammo un Corano in arabo affinché
comprendiate» (XII:2). A questo punto però il Tabari si chiede: «Se
ciò è corretto alla luce di queste prove, in quale lingua araba è
stato rivelato? La parola "arabo" racchiude un insieme di
nomi di arabi, i quali avevano differenti lingue avevano una diversa
pronuncia e diverse parole». Infatti non esisteva un unico arabo,
ma esistevano diverse "lingue arabe" (dialetti)
all'interno della Penisola araba. Allora c'è da chiedersi, così
come ha fatto il Tabari, in quale lingua è stato rivelato il
Corano, nella lingua dei Quraysh di Mecca o in quella dello Yemen, o
in un altra lingua della Penisola araba.
Letture e lettori: Un
discorso diverso deve essere affrontato per ciò che riguarda i
lettori e le diverse letture del Corano. Infatti le differenze tra
le letture è da ricercare nelle diverse scuole che si sono
costituite circa due secoli dopo l'egira nei diversi centri
culturali dell'Impero islamico. Nacquero almeno sette scuole tra
Medina, Kufa, Mecca, Bassora e la Siria sulle quali si basano
quattordici versioni differenti. Le più diffuse oggi nelle moschee
d'Italia sono senza dubbio la versione di Warsh (m. 197 h) che si
basa su Nafi' ibn 'Abd al-Rahman di Medina (m. 169 h) e quella di
Hafs (morto attorno al 190 h) basata su quella di 'Asim ibn al-Najud
di Kufa (m. 127 h).
Al-Nasikh e al-Mansukh: Allah
ha inviato numerosi profeti e inviati all'umanità, ma il credo
islamico attraverso i millenni non ha conosciuto alcun cambiamento:
«Non inviammo prima di te nessun messaggero senza rivelargli che
non c'è altra divinità che Me, allora adorateMi» (XXI:25). La
stessa cosa non è avvenuta per la Legge, ovvero tutte le norme che
regolano la società e le pratiche religiose, anche se hanno sempre
concordato nei principi. Questo è avvenuto perché man mano che si
sviluppavano e cambiavano le società umane avevano bisogno di
diversi modelli da seguire. Anche gli anni, in cui è stato rivelato
il Corano, hanno visto la crescita e lo sviluppo della comunità
musulmana. Nei primi anni si trattava di organizzare un piccolo
gruppo che non costituivano una vera e propria comunità, e il loro
scopo era esclusivamente religioso. Con il crescere della comunità
con la predicazione pubblica e con l'emigrazione a Medina nacque una
vera e propria comunità che aveva bisogno di norme che regolassero
la vita sociale, politica ed economica che tenessero però conto che
bisognava affrontare un periodo di transizione tra le regole tribali
e pagane degli arabi pre-islamici e l'ordinamento definitivo
dell'Islam. Ecco perché troviamo nella Sunna e nel Corano delle
norme che sono state abbrogate, dette mansukh, da altre che
cronologicamente successive, dette nasikh (abbroganti). Abbiamo il
caso che versetti del Corano possano essere abrogati da altri
versetti del Corano, ma anche la possibilità che versetti del
Corano possano essere abrogati dalla Sunna. Quest'ultimo caso è
possibile per l'Imam Malik, Ahmad e Abu Hanifa perchè la Sunna è
da considerare sempre come wahi in base al versetto: «E neppure
parla a vanvera: non è altro che una rivelazione ispirata» (LIII:3-4).
Perٍ per l'Imam Shafi'i e per Ahmad (in un altra versione) la
cosa non è possibile per il versetto che dice: «Non abroghiamo un
versetto né te lo facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore
o uguale» (II:106), e poi perché la Sunna non è superiore al
Corano. Vi sono casi poi che la Sunna fosse abrogata dal Corano o
che la Sunna fosse abrogata dalla stessa Sunna: più precisamente un
singolo hadith puٍ abrogarne un altro, più hadith possono
abrogarne uno e più hadith possono abrogarne altri, ma un singolo
non puٍ abrogare più hadith.
Traduzioni del Corano: Abbiamo
avuto modo di sottolineare che il Corano è stato rivelato in lingua
araba, ma questo non significa che sia una rivelazione diretta solo
ai popoli arabi. Anzi, l'Altissimo ha detto: «Di': "Uomini, io
sono un Messaggero di Allah inviato a voi tutti da Colui al Quale
appartiene la sovranità dei cieli e della terra"» (VII:158) e
ha detto ancora: «Non ti abbiamo inviato se non come nunzio e
ammonitore per tutta l'umanità» (XXXIV:28). Però non tutti
leggono e comprendono l'arabo. Ed è per questo che già nel I
secolo dell'ègira abbiamo una traduzione in siriaco fatta da non
musulmani. Le prime traduzioni in lingue di popoli musulmani sono
quella in berbero dell'anno 127 dell'egira, quella in persiano del
255 e in hindi del
L'esegesi del Corano (Tafsir e Ta'wil): Quando
il Profeta (SAAS) era in vita era lui stesso a spiegare il testo, e
a mostrare come si dovevano mettere in pratica le norme dettate
dall'Altissimo. Nel Corano infatti troviamo: «E su di te abbiamo
fatto scendere il Ricordo [il Corano], affinché tu spieghi agli
uomini ciٍ che è stato loro rivelato e affinché possano
riflettervi» (XVI:44). |
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