La Storia dei Profeti Mamdouh AbdEl-Kawi Dello Russo |
Muhammad (pace e benedizione su di lui) L'Islam agli inizi Khadija
fu la prima persona a riconoscere a Muhammad (*) la dignità di
Profeta, dopo di lei Ali (cugino di Muhammad, e figlio di Abu Talib),
poi Zayd (figlio adottivo di Muhammad) e tutti gli altri. Entrò
nell’Islam anche Hamzah (uno degli zii del Profeta, che fu ucciso
in seguito in un combattimento da un nemico), e Umar ben Al-Khattàb,
che si convertì dopo aver letto una Sura del Corano, non si convertì
invece lo zio Abu Talib, che però proteggeva il Profeta (*).
I
primi musulmani (i Sahabah) furono maltrattati duramente e
minacciati, un grande esempio fu quello di Bilàl (che Dio sia
compiaciuto di lui), schiavo liberato dal primo Califfo Abu Bakr che
lo acquistò per una forte somma. Umayyah ibn Khalaf era il peggior
nemico dell’Islam, faceva sdraiare Bilàl sulla sabbia bollente di
mezzogiorno e sul petto metteva un pesante macigno. Umayyah
continuava a dire: “Rinuncia all’Islam o ti farò sudare finché
non morrai!”, ma Bilàl continuava a ripetere: “Allah è uno,
Allah è uno”. Di notte lo frustavano
e di giorno lo torturavano col macigno, finché arrivò Abu Bakr.
Esistono musulmani ai giorni nostri con una fede così grande? Fu il
primo a fare il richiamo (Adhàn) alla preghiera, aveva una voce
bellissima. Dopo
la morte del Profeta (*) per Bilàl diventò troppo difficile
restare a Medina, perché ogni angolo di strada gli ricordava il
Profeta (*), così decise di emigrare, ma una volta vide in sogno il
Profeta (*) che gli disse: “O
Bilàl, perché non mi visiti mai?”. Al
risveglio Bilàl partì immediatamente per Medina e fece l’Adhàn
sotto richiesta dei nipoti del Profeta (*) Hasan e Husain. La gente
incominciò a piangere perché la sua voce ricordava i bei tempi
trascorsi assieme al Profeta (*), compreso i primissimi tempi,
quando Bilàl fu il primo a fare il richiamo. Qualche
giorno dopo Bilàl lasciò Medina, morì a Damasco nel 20 dopo
l’Egira. Ammer
ibn Yasser (che Dio sia soddisfatto di lui) si convertì all’Islam
ed era molto triste perché la madre Somaya e il padre Yasser
adoravano gli idoli: “Questi
idoli non posso fare nulla per voi” ne distrusse alcuni
“guardate! Avete visto che non accade nulla? non possono farvi
niente”. I
genitori abbracciarono l’Islam, ma l’intera famiglia finì nelle
mani del nemico. Somaya e Yasser erano molto anziani, nonostante
questo li torturavano, il figlio era presente alle torture “per
favore! Dite che amate Hobal (l’idolo) Hobal!”, diceva questo
perché non voleva vedere soffrire i suoi genitori, non perché
credesse in Hobal, ma i genitori continuavano a ripetere “Attesto
non c’è altro dio all’infuori di Allah e Muhammad è il Suo
Messaggero e Profeta”, e morirono. Somaya
fu la prima martire. Ammer
fu poi liberato e raccontò ciò che accadde al nostro Profeta (*),
gli disse che invocò il nome di Hobal per salvare la sua pelle, ed
era triste per questo, perché non fece come i suoi genitori, ma il
nostro Profeta (*) gli disse che in quei casi Ammer non era
colpevole, Inshallah. Un
gruppo di musulmani emigrò in Abissina, ed incontrarono il re degli
abissini, il Negus, un cristiano religioso. Negus
chiese: “Cos’è
questa religione per cui vi siete separati dalla vostra gente, pur
non essendo entrati nella mia religione né in quella di nessun
altro dei popoli vicini?” Negus
prima d’incontrare i musulmani era stato avvisato del loro arrivo
dai Quraysh infedeli, che non si erano convertiti all’Islam. Ja
‘far rispose per gli altri musulmani: “O
re, noi eravamo un popolo immerso nell’ignoranza, adoravamo gli
idoli, mangiavamo carogne non sacrificate, commettevamo cose abominevoli
e il più forte ‘divorava’ il più debole. Eravamo così finché
Dio ci inviò un Messaggero scelto tra la nostra gente, uno di cui
conoscevamo il linguaggio, la veridicità, l’affidabilità e
l’integrità. Egli ci chiamò a Dio, facendoci attestare la Sua
Unità, adorandoLo e rinunciando a pietre e idoli, che noi e i
nostri padri avevamo adorato. Così
noi adoriamo solo Dio. Per questi motivi la nostra gente è contro
di noi e ci ha perseguitato per farci rinnegare questa religione e
tornare all’adorazione degli idoli. Ecco perché siamo venuti nel
tuo paese”. Negus
chiese allora di farsi leggere una delle Rivelazioni che il Profeta
(*) aveva ricevuto da Dio. Negus vedendo questi musulmani giovani
capì di trovarsi di fronte a gente pulita e sincera, lo capì dal
loro aspetto, dai loro volti, erano diversi dagli altri che incontrò
in Abissina. Ja
‘far recitò alcuni versetti della Sura Maryam (Maria), versetti
16/ 21, rivelata poco prima della sua partenza: “Ricorda
Maria nel Libro, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un
luogo ad Oriente. Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo
il Nostro Spirito (L’Arcangelo Gabriele), che assunse le sembianze
di un uomo perfetto. Disse (Maria): ‘Mi rifugio contro di te
presso il Compassionevole, se sei di Lui timorato!’. Rispose:
‘Non sono altro che un Messaggero del tuo Signore, per darti un
figlio puro’. Disse: ‘Come potrei avere un figlio, ché mai un
uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?’. Rispose:
‘E’ così. Il tuo Signore ha detto: ‘Ciò è facile per
Me…Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte
Nostra. E’ cosa stabilita’.” Il
Negus e i vescovi scoppiarono a piangere, e quando i versetti
vennero tradotti –poiché loro non conoscevano l’arabo-,
piansero di nuovo e disse: “Questo
in verità proviene dalla stessa fonte da cui procede ciò che ci ha
dato Gesù”. Non
consegnò i musulmani nelle mani dei Quraysh loro nemici. Quest’ultimi
non si arresero, e riferirono al Negus che per i musulmani Gesù è
“solo” un servo di Dio. il Negus li richiamò, e i musulmani
dissero: “Diciamo
di lui quello che il nostro Profeta ci ha riferito, cioè che è il
servo di Dio, Suo Messaggero, Suo Spirito e Suo Verbo, che Egli ha
inviato a Maria, la Vergine benedetta”. Sentendo
queste parole il Negus si calmò e disse: “Andate
in pace, perché nel mio paese sarete salvi”. E
si convertì all’Islam. |
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