Indubbiamente ognuno di noi è il risultato delle proprie esperienze,
a partire dall’infanzia fino a giungere all’età matura, ed il
proprio carattere, la propria indole ed i propri ideali, insieme
alla personale continua ricerca del senso della vita, possono
determinare scelte a volte “sbalorditive” ed “inaspettate” agli
occhi di chi ci conosce o di chi ci è più vicino, apparendo loro,
queste scelte, come “rivoluzionarie”.
Per quanto mi riguarda, quando parlo di scelte sbalorditive,
inaspettate e rivoluzionarie, mi riferisco non ad uno stile di vita
privo di regole, ma a scelte di “credo” politico prima, e di credo
religioso poi.
Sicuramente la politica e la religione apparentemente non hanno
nulla in comune: la prima governata dalla legge dell’uomo, mentre la
seconda governata dalla legge di Dio, che contrasta fortemente con
ogni luogo comune moderno, e in netto contrasto altresì con la
politica mondiale di ogni epoca storica.
Il punto fermo nei miei 41 anni di vita è sempre stato Dio,
mentre il resto è molto cambiato, direi che si è addirittura
ribaltato. Una caratteristica che mi ha sempre accompagnato, insita
nel mio carattere e nella mia coscienza, è che non mi sono mai
accontentata di prendere per buono quello che mi veniva raccontato,
a partire dalla scuola, dal catechismo fino ad arrivare ai mass
media.
Mi sono sempre posta molte domande, soprattutto sul senso di
giustizia e libertà globali, oltre che sulla religione e il
rapporto fra essa ed il modo di pensare ed agire dei cosiddetti
credenti cristiani: direi questo, un rapporto fra “credo religioso”
ed “agire politico” (usando il termine “politico” in senso lato).
Ho sempre frequentato la chiesa ed il catechismo fino all’età di
18 anni, poi a 21 mi sono sposata, e Dio mi ha sempre accompagnato,
restando il mio caposaldo, anche se fin dall’età di 16 anni ero
entrata in forte polemica con la Chiesa stessa, in quanto tutti i
quesiti che ponevo, tutti i miei dubbi verso i quali cercavo
risposte, erano puntualmente risolti per metà, e tutti i preti, i
diaconi e i catechisti con i quali mi sono confrontata, arrivati ad
un certo punto asserivano che oltre non era possibile spiegare, in
quanto da lì in poi, era solamente una questione di fede: era
appunto una prova che Dio ci sottoponeva per testare il nostro
completo abbandono a Lui.
Eppure a me non bastava.
Mi sentivo in colpa verso Dio, forse non ero abbastanza credente, e
soffocavo tutte le mie domande ed i miei dubbi che continuavano ad
esistere ed affiorare dal mio cuore e dalla mia coscienza: sentivo
che non era così!
Allora mi sono rivolta ai carismatici, prendendo parte qualche
volta alle messe di guarigione, mi unii ad un gruppo di preghiera,
conoscendo in questo modo persone e situazioni che mi hanno cambiato
la vita in positivo, e rafforzato la mia fede… ma ero ancora
inquieta. “Perché?” – mi domandavo -.
Poi ci sono stati anni difficili, anni di cambiamenti radicali
sia nella mia vita, sia nel “percepire” l’umanità e le sue
sofferenze
Stavo come risvegliandomi da un torpore che mi aveva oppresso fino a
quel momento.
Nel frattempo i miei figli crescevano nella parola di Dio e di
Cristo, facevano i chierichetti tutti le domeniche, frequentavano
regolarmente il catechismo, insegnando loro ad essere, come si dice,
dei buoni cristiani.
Eppure c’era ancora in me un senso di incompletezza… ero ancora
irrequieta.
Ma all’improvviso il mondo fu gettato come in un buco nero,
l’11/09/2001 ci fu l’evento che cambiò nettamente il corso della
storia… e della mia vita.
Ed ecco ancora il rapporto fra politica e religione.
Nel mondo ed in Italia si creò il “mostro musulmano”: tutti
iniziarono a guardare con sospetto il vicino di casa iraniano,
pakistano, algerino, tunisino o egiziano ( che magari era cristiano
copto, ma visto che era un arabo, era sicuramente un musulmano!).
Ogni persona, sia essa nord-africana o araba, iniziava ad essere
considerata un potenziale terrorista o un fondamentalista islamico
pronto a fare la sua “jihad” contro l’Occidente libero, democratico
e solidale. E questa strategia del terrore cominciava a prendere
piede anche in me: cominciavo ad avere sentimenti di paura verso i
musulmani? Li guardavo anche io con sospetto.
Non potevo permettere che mi succedesse questo. Non potevo e non
dovevo avere paura di qualcosa che non conoscevo; quindi ho iniziato
a leggere libri, informarmi, fare ricerche su internet, leggere
quotidiani arabi, fare il confronto fra Oriente ed Occidente e fra
Ebraismo, Cristianesimo ed Islam. Dapprima quindi ho esplorato le
ragioni politiche fino ad arrivare ad una visione più completa che
comprendesse, appunto, anche le differenze fra le tre grandi
religioni monoteiste, contenute nella Torah, Vangelo e Corano.
Con mio grande stupore, confrontando i tre Libri Sacri, insieme
alla Bibbia, mi accorgevo che non vi erano sostanziali differenze,
almeno non nei principi fondamentali, e la cosa che mi colpì era
che, pur non avendolo cercato in quel momento, le mie “ataviche”
domande sul cristianesimo, i miei dubbi mai risolti, non solo si
scioglievano man mano che trovavo risposte nel Qur’an al Karim
(Sacro Corano), ma ne erano anche, in qualche modo, rivelate le
ragioni che portarono sia il cristianesimo sia l’ebraismo ad essere
quelli che oggi conosciamo.
Per fare qualche esempio, fin da ragazzina mi “stonavano” il
primo comandamento e il credo cristiano con la percezione dei
cristiani di Gesù: “ Non avrai altro Dio all’infuori di Me” e
“Credo in un solo Dio, creatore del cielo e della terra (…) Dio ha
generato e non è stato creato (…)”. Alla luce di questo, come era
possibile inserire la figura di Gesù così come la vivono i
cristiani? Ho sempre fatto notare che mai Gesù si era presentato
alle genti dicendo “Ecco, io sono il figlio di Dio”, ma semmai, come
scritto nel Vangelo, disse: “Ecco, io sono il figlio dell’Uomo”.
Come era possibile pregare un uomo come fosse stato Dio?
E i santi? Tutti i cristiani possono rivolgersi ai santi pregandoli
affinché possano ottenere grazie. E questo francamente, ho sempre
sentito nel mio cuore come fosse un “tradimento” verso Dio, in poche
parole la ritenevo una sorta di politeismo.
I santi sono dei modelli da seguire, delle persone che hanno donato
la loro vita a Dio, nel rispetto della Sua Parola; si può pregare
Dio affinché li abbia in grazia, ma non certo pregare i Santi invece
di Dio. Una sorta di schiera di segretari di Dio?
Il Qur’an al Karim non lascia spazio a false interpretazioni o
dubbi alcuni, poiché tutto è rivelato e descritto chiaramente: la
figura di Gesù è pure molto importante nell’Islam, egli è un profeta
nato per volere di Dio dalla vergine Maria, che tornerà sulla terra
alla fine dei tempi: non c’è differenza fra il cristianesimo e
l’Islam su Gesù, se non quella che per l’Islam egli è un Profeta
(sas) e non Dio fattosi uomo.
Molti cristiani non sanno che la traduzione di Allah sia
Iddio, Dio e non un nome proprio come, per esempio, Manitù o
Visnù.
E l’ignoranza insieme all’ottusità e al “non voler conoscere o
sapere”, crea pregiudizi, diffidenza e talvolta malvagità.
Ovviamente quello di cui ho parlato è solo un esempio molto
diretto, un esempio semplice, che è stata, però, la prima cosa che
mi ha colpito. Una delle mie questioni irrisolte, ma non di poco
conto. L’Unicità di Dio.
Certo, non potevo decidere di “ritornare” all’Islam solo sulle basi
di queste cose, poiché questo, nel mio caso, ne aveva solo segnato
un “punto a favore”, e non era sufficiente per farmi affermare che
io ero una musulmana.
Sono quindi passata allo studio della storia della religione
cristiana, dalla morte di Cristo fino all’età moderna, e a quello
della storia del popolo ebraico, da Mosè ai giorni nostri, sia sui
testi storici che sui Testi Sacri integrando con ricerche
personali, ho letto testi sulla vita del Profeta Muhammad (sas),
fatto ricerche nel contesto politico-sociale delle tribù arabe dal
politeismo in poi.
E ancora Torah, Vangeli, al Qur’an e bibbia.
Ad un certo punto sentivo che nei principi fondamentali e nelle
Sacre Scritture non vi erano, come già detto, differenze
sostanziali; Elohim, Dio e Allah è sempre l’UNICO stesso DIO.
Ma mi accorgevo che leggendo il Corano qualcosa nel mio cuore era
diverso, una sensazione ed una emozione che sentivo portarmi verso
l’Islam, inspiegabile a parole…
Certo, riconoscendo il Corano come Libro di Dio, allora il “ritorno”
all’Islam era compiuto, verrebbe da dire, ma per quello che mi
riguardava, ero in uno stato di confusione incredibile, anche per
una sorta di “abitudine affettiva” nei confronti del cristianesimo:
la religione dei miei genitori, della mia famiglia, dei miei figli,
amici e parenti. E se mi fossi sbagliata?
Non mi restava che affidarmi a Dio, chiedere a Lui di illuminare
il mio cammino, di inviarmi un segno tangibile su ciò che avrei
dovuto fare. Sono stati due anni di continue preghiere,
invocazioni, avevo bisogno di essere guidata.
Allahu Akbar. Dio è grande e Misericordioso.
Sempre di più sentivo che l’Islam era la mia strada, ma mi
mancava il coraggio, forse, di fare il passo definitivo, e non ero
poi così sicura di avere ben interpretato i segni che Dio mi aveva
inviato.
Durante l’ultimo Ramadan, (come quello passato), ho osservato il
digiuno, ma questa volta più che mai le mie preghiere insistevano
sull’essere guidata, e, dopo aver ricevuto quelli che alla luce
odierna leggo come “segni evidenti” del suo volere, ma che io
ritenevo all’epoca non essere ancora sufficienti, il giorno dell’
Aid el Fitr ( la festa dell’Aid con la quale si conclude il mese di
Ramadan), mentre mi recavo in centro città, mi sono ritrovata
esattamente dalla parte opposta di dove dovevo andare.
Dopo aver deciso di parcheggiare, si avvicinò a me un ragazzo di
colore per vendermi i soliti fazzoletti. Non so come, mi sono
“sentita” chiedergli se sapeva dove fosse la moschea.
Non avevo pensato di chiederglielo, e quella domanda sorprese anche
me, poiché avevo aperto bocca solo per dire che non avevo bisogno di
nulla. Eppure…
…mi ritrovai in moschea e chiesi di poter recitare la Shahada, (il
credo islamico), recitando il quale si ritorna all’Islam.
Ritengo di essere stata letteralmente “portata”, trasportata da
quello che amo ritenere il volere di Dio, una forza superiore, anche
perché io stessa mentre seguivo quel ragazzo che mi accompagnava, mi
sentivo come sospinta: ero come un burattino nelle mani di qualcuno
che muovesse i miei fili. Da almeno due anni chiedevo di essere
“guidata”, e così è stato.
Nessuno potrà mai comprendere le mie emozioni durante la recita
della Shahada, nessuno mai potrà capire cosa significhi per me
essere musulmana: sentire che Dio ci ha chiamati all’Islam è una
cosa meravigliosa, e solo ora, le mie passate inquietudini sono
ormai lontane da me.
Cinque mesi fa ho intrapreso il mio cammino verso l’Islam, e
tutte le mie paure legate al fatto di dover affrontare tutti i
problemi con i miei genitori, fratelli, suoceri e marito sono
svanite, perché Dio ne ha reso loro facile l’accettazione, se pur
con forti divergenze, ma non con battaglie.
Se Dio ci chiama, sa di doverci rendere le cose possibili.
Io non sono niente senza Dio, e so di dover imparare tanto
sull’Islam, e di doverne capire altrettanto, so di essere come un
granellino di sabbia in un grande deserto, ma con l’aiuto di Dio, se
Dio vuole, potrò forse un giorno, essere degna del suo perdono.
Il mio cammino verso l’Islam è appena iniziato.
El Hamdoulillah.