Islam
e Ambiente
di
Hamza Massimiliano Boccolini
Ormai
già da diversi anni anche nei paesi del medio oriente e più in
generale in tutto il mondo arabo - islamico si parla del problema
dell’inquinamento atmosferico. L’avanzata della desertificazione
delle terre, la progressiva industrializzazione di alcuni paesi e lo
sfruttamento intensivo delle risorse naturali senza alcuna tutela
per l’ambiente pone seriamente in pericolo l’equilibrio
ambientale di quelle regioni; ma nella tradizione di questi popoli
come è nata la sensibilità nei confronti dell’ambiente e della
fauna? L’unico modo corretto di studio del rapporto Islam -
ambiente è quello di analizzare le fonti di questa religione che
sono il Corano e
la Sunnah
, cioè la tradizione del Profeta Muhammad. Solo attraverso queste
fonti possiamo acquisire le prove religiose necessarie per capire
quali siano i principi che regolano la vita del musulmano su questo
argomento.
«Non riflettete sull’acqua che bevete: Siete forse voi a farla
scendere dalla nuvola o siamo Noi che la facciamo scendere? Se
volessimo la renderemmo salmastra: perché mai non siete
riconoscenti? » (Corano LVI:68-70).
E’ così che Dio attraverso il Corano chiede conto agli uomini del
loro comportamento, e usando la metafora dell’acqua come fonte di
vita per tutti gli esseri viventi ci aiuta a riflettere sul nostro
atteggiamento nei suoi confronti, e nei confronti della natura che
ci circonda.
Nell’ottica
islamica l’uomo è rappresentante di Dio sulla terra ed è la
creatura più importante dell’universo. Troviamo infatti nel
Corano: «E quando disse il tuo Signore: “Io porrò sulla terra un
[Mio] vicario [qui si parla di Adamo, il primo uomo, ma si possono
intendere tutti gli uomini]”» (Corano II:30). Inoltre tutto ciò
che vi è nell’universo è stato messo a disposizione dell’uomo:
«E ha soggiogato a voi quel che v’è nei cieli e quel che c’è
sulla terra, che tutto proviene da Lui» (Corano XLV:13) e «Del
bestiame, alcuni animali sono da soma, altri da macello: mangiate di
quel che la provvidenza di Dio vi ha dato» (Corano VI:142). Questo
però non significa che l’uomo possa usare a suo piacimento la
natura, possa violentarla o inquinarla. L’aver soggiogato gli
animali e tutto quello che c’è sulla terra e nei cieli è un dono
di Dio agli uomini un dono che va rispettato e preservato.
«Non
spargete la corruzione sulla terra, dopo che è stata resa prospera.
InvocateLo con timore e desiderio. La misericordia di Dio è vicina
a quelli che fanno il bene. Egli è Colui che invia i venti,
annunciatori e precursori della Sua misericordia. Quando poi recano
una nuvola pesante, la dirigiamo verso una terra morta e ne facciamo
discendere l’acqua con la quale suscitiamo ogni tipo di frutti»
(Corano VII: 56-57).
I
disastri ecologici sono per l’Islam il frutto della disobbedienza
alle leggi di Dio e colpiscono tutti gli uomini. Il progresso
materiale disgiunto dal timore di Dio mette nelle mani degli uomini
terrificanti strumenti di distruzione dell’umanità stessa e del
suo habitat; ma così come ci ricorda il Corano sarà l’uomo
stesso a “gustarne” successivamente le conseguenze.
«La
corruzione è apparsa sulla terra e nel mare a causa di ciٍ
che hanno commesso le mani degli uomini affinché Dio faccia gustare
parte di quello che hanno fatto» (Corano XXX: 41).
L’agricoltura
Tema
importante che ci aiuta a capire il legame tra Islam e ambiente è
quello dell’agricoltura. Essa infatti è stata sempre valorizzata
e promossa nella tradizione del Profeta Muhammad, così come spiega
uno dei più importanti sapienti della storia dell’Islam, Ibn
Taymiyya nei suoi scritti riguardanti l’economia.
Molto spesso l’Islam viene ritenuta una religione di soli
commercianti che ha scarsa attenzione per l’agricoltura e la vita
sedentaria. Ciò è ovviamente falso proprio perché il messaggio
islamico è un messaggio universale. E quindi l’atto di piantare
un albero è considerato come un atto meritorio. Il Messaggero di
Dio ha detto a proposito: «Mai un musulmano pianta un albero dalla
quale non ne riceve la ricompensa come se fosse una sadaqa
[un’elemosina, un’opera caritatevole], ciò che mangia da
quell’albero è una sadaqa, ciò che viene rubato da quell’albero
è una sadaqa, ciò che gli animali mangiano e ciò che gli uccelli
mangiano da quall’albero è una sadaqa. L’albero non è per lui
una perdita ma è per lui una sadaqa».
Piantare
un albero e dare da mangiare attraverso il suo frutto ad un essere
vivente è cosa assai importante per un musulmano, in quanto ridare
vita alla natura significa valorizzare e proteggere ciٍ che
Dio ci ha donato.
L’Inviato di Dio disse ancora: «Chi ha piantato un albero ed ha
avuto la pazienza di curarlo e l’ha seguito fino a quando da i
suoi frutti, avrà per ogni persona che colga questi frutti una
ricompensa (nell’aldilà)».
Oppure: «Qualsiasi uomo che semina una pianta Dio lo ricompenserà
in maniera equivalente a ciٍ che questa pianta produrrà».
L’Islam incoraggia l’uomo a prendersi cura delle terre
abbandonate spingendolo a coltivarle ed a farle fiorire, secondo il
seguente detto di Muhammad: «Il diritto originale di proprietà
delle terre sono di Dio, del suo Profeta e successivamente vostre. E
colui il quale fa rivivere le terre aride e abbandonate ha il
diritto di rivendicarle come sua proprietà».
Omar
ibn Al-Khattab, secondo Califfo dell’Islam e compagno di Muhammad
soprannominato il Principe dei Credenti, appoggiandosi a questi
detti del Profeta disse: «Chi fa rinascere la terra arida ne
diventa di conseguenza proprietario. Se qualcuno ha trascurato lo
sviluppo di una terra per tre anni senza mai curarla, nel momento in
cui qualcun altro la cura facendola fruttificare, quest’ultimo ne
diviene il proprietario.
Gli
animali nell’Islam
Per
quanto riguarda il rapporto tra i musulmani e le creature non umane
che ci circondano, possiamo ben vedere quanto sia nel Corano che nei
racconti del Profeta Muhammad, sia profondo il rispetto e la
misericordia che la legge islamica ha per queste creature di Dio.
Bisogna inoltre dire che l’osservazione del comportamento degli
animali selvatici e degli uccelli aveva incantato da sempre i
beduini dell’Arabia, uno studioso islamico di zoologia di nome
Jahiz (m. 868) ha lasciato infatti un grande trattato di
divulgazione sulla vita degli animali.
Ma torniamo a ciò che dice il Corano a questo proposito: «Non vedi
tu come a Dio inneggino gli esseri tutti che sono in cielo e sulla
terra, e gli uccelli che stendono le ali? Ognuno conosce la sua
preghiera, conosce il suo inno di lode, e Dio sa quel che fanno»
(Corano XXIV:41).
Importante
per il musulmano è vivere in armonia con la natura e con gli
animali che la popolano. In quanto egli è cosciente che tutte le
creature saranno a Dio ricondotte.
«Non
vi sono bestie sulla terra né uccelli che volino con l’ali nel
cielo che non formino delle comunità come voi. Noi non abbiamo
trascurato nulla nel Libro. Poi, avanti al loro Signore saranno
tutti raccolti» (Corano VI:38).
Come
il fedele deve trattare gli animali:
Per il musulmano la maggior parte degli animali sono creature degne
di rispetto e pietà. Egli ha pietà di loro perché Dio dimostra a
loro
la Sua
bontà, e tiene nei loro confronti questo comportamento.
Da
loro cibo e acqua quando ne hanno bisogno. Il Profeta Muhammad disse
infatti: «Dio ricompensa chiunque fa del bene ad un essere vivente».
Ed
ancora: «Chi non ha compassione per gli altri non avrà
la Compassione
di Dio. Siate misericordiosi con gli esseri viventi , Dio vi tratterà
alla stessa maniera».
Il
musulmano ha pietà per gli animali su raccomandazione del Profeta
Muhammad. Un giorno avendo notato degli uomini che tiravano frecce
contro un volatile legato egli disse: «Sia maledetto chiunque usa
per bersaglio un essere vivente».
Vedendo
un uccello girare in tondo alla ricerca dei suoi piccoli che gli
erano stati presi dal nido. Il Profeta disse: «Chi ha afflitto
quest’uccello e preso i suoi piccoli? Rimetteteli nel nido! »
Ci
sono moltissimi altri esempi che potremmo portare dal Corano e dalla
Sunna (detti e fatti del Profeta), basti pensare che su 114 capitoli
del Corano (sura) sette portano il nome di animali o si pensi che la
contemplazione della natura e della sua immensa perfezione e
bellezza è fortemente raccomandata da Dio perché è lo strumento
che meglio può portare a capire la grandezza e la perfezione del
suo Creatore. E possiamo quindi dire che tutte le norme islamiche
invitano l’uomo al rispetto dell’ambiente e degli altri esseri
viventi. Vediamo ad esempio le regole di macellazione, che sono
state criticate lo scorso anno in occasione della Festa del
Sacrificio perché sembravano troppo truculente. Eppure la
preparazione dell’animale e la sua uccisione devono essere fatte
in modo da non causargli alcuno stato di agitazione o di sofferenza.
Infatti il Profeta Muhammad ha detto: «Dio vi ha ordinato la
gentilezza in tutte le cose. Se dovete uccidere (un animale per
cibarvene) fatelo nel modo migliore e se dovete macellare fatelo nel
modo migliore affilando il coltello e rilassando l’animale».
Bisogna
evitare qualsiasi sofferenza agli animali, come privarli del cibo,
picchiarli, caricarli oltre le loro possibilità, mutilarli o
bruciarli.
L’Islam ha inoltre vietato di imprigionare gli animali o di
lasciarli morire di fame. Disse Il Profeta: «Una donna ha meritato
l’inferno a causa di una gatta che aveva rinchiuso fino a che non
morì. Non la nutriva e neanche la lasciò andare in maniera che
mangiasse qualche bestiola della terra».
Passando
vicino ad un formicaio incendiato il Profeta disse: «Solo il
Creatore del fuoco ha diritto di punire con il fuoco! ».
E’
inoltre vietato usare come tappeto o come sella per cavalcare le
pelli di leopardo. Da una tradizione autentica il Profeta proibì
l’utilizzo delle pelli delle bestie feroci.
E’ invece permessa l’uccisione degli animali pericolosi, come il
cane arrabbiato, il lupo, la vipera, lo scorpione, i ratti e altri
simili.
E’
anche possibile, se è necessario, marchiare l’orecchio del
bestiame.
Nessun animale ad esclusione di cammelli, ovini o bovini può essere
marchiato con il ferro caldo.
Vedendo un asino marchiato sul muso il Profeta ha detto: «sia
maledetto quello che lo ha marchiato sul muso».
Gli animali non devono essere in nessun caso, motivo e occasione per
la negligenza dei doveri religiosi, né oggetto di divertimento che
allontani dal pensiero di Dio.
Dice il Corano: «O Credenti ! Non vi distraggano dal ricordo di Dio
né i figli né le ricchezze».
Disse
il Profeta: «I cavalli possono essere acquistati per tre ragioni:
Per chi li ha comprati destinandoli al Jihad essi sono una fonte di
ricompensa divina: Se li lega in un prato, tutta l’erba che
brucheranno, gli sarà riconosciuta come opere di bene. Se rompono
le corde e salgono una o due colline, le loro tracce, i loro
escrementi gli saranno riconosciuti come opere di bene; per
quest’uomo essi sono una fonte di ricompensa divina.
Un altro li ha comperati per guadagnare e conservare la sua
posizione, senza tuttavia dimenticare le raccomandazioni di Dio di
trattarli bene. Non si dimentica neppure di far si che ne traggano
beneficio anche quelli che mancano di mezzi. Per quest’uomo i
cavalli sono una sicurezza.
Un terzo li ha comprati per orgoglio, ostentazione e ostilità per
il prossimo. Per costui, i cavalli sono una fonte di peccato»
Questi
non sono che alcuni esempi del comportamento che il musulmano deve
osservare nei confronti degli animali e della natura per piacere a
Dio, soddisfare il Profeta e adeguarsi alle prescrizioni
dell’Islam, che sono piene di bontà e di misericordia sia verso
gli animali che verso gli uomini.
Attraverso questa ricerca di versetti del Corano e di racconti del
Profeta Muhammad abbiamo potuto approfondire il nesso che intercorre
tra l’Islam ed il comportamento di ogni musulmano teso alla
salvaguardia dell’ambiente, al rispetto della natura,
all’armonia con le altre creature ed all’impegno che ogni fedele
mette nel lavorare per rivitalizzare e far germogliare le terre
aride ed abbandonate. Questa breve panoramica ci ha permesso di
capire come questa religione antica quasi di 1500 anni sia sempre
stata sensibile nei confronti di queste tematiche ed abbia avuto
sempre come obbiettivo fondamentale l’equilibrio uomo - natura, in
quanto solo attraverso i segni della natura l’uomo può riscoprire
la grandezza di Dio.
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