Da "Versetti
Divini – il miracolo coranico": pagg. 227-229: "L’interdizione
di consumare carne suina — Avendo alluso al porco,
non sarà possibile evitare di parlarne. Pressappoco tutti
sono al corrente che i musulmani non ne consumano la carne
poiché il Corano (2:173; 5:3; 6:145; 16:115) proibisce
all’uomo di nutrirsene. Spesso questa interdizione è stata
oggetto di scherno in bocca a dei non-musulmani. Ora, però,
tale disciplina alimentare risulta, anche scientificamente,
molto fondata: è quindi giunto il momento che siano i
musulmani a prendersi ragione nei confronti di coloro che
ancora se ne nutrono.
Ma vediamo perché. La nostra
limitatissima scienza umana solo da poco tempo è riuscita a
scoprire gli innumerevoli danni che la carne suina può
recare al corpo umano. Oltre al fatto che il porco non è
solamente un animale erbivoro ma anche carnivoro, esso
racchiude una terza peculiarità alimentare assai ributtante:
è, effettivamente, come ha osservato anche lo iatrochimico
Paracelso, un mangiatore di escrementi! Difatti, in molte
località del mondo in cui mancano le reti fognarie tale
animale venne e viene tuttora utilizzato, appunto, come
pulitore.
Risulta quindi essere — sempre
per chi riflette — questione di buon gusto e di elevata
civiltà non ingerire le carni di una bestia così ripugnante
e stomachevole: occorre dire tutt’altro che “Buon appetito!”
quando si consumano pasti a base di carne di porco!
Il porco, per di più, ha le
reni mal funzionanti. Vale a dire a differenza di noi esseri
umani o degli animali in genere, il suo sistema di
filtraggio è per costituzione fisica, in un certo qual
senso, malato; o, per dirla con più esattezza, è poco
operativo: noi riusciamo a depurare il nostro corpo di circa
il 94 % dell’acido urico mediante i nostri reni e attraverso
l’urina; così anche tutti gli animali comuni. Il porco,
invece, non riesce a espellerne tranne il 4-5 % circa. E il
rimanente? Gli rimane naturalmente nel fisico; non bisogna,
insomma, stupirsi del suo veloce ingrassarsi: è gran parte
di quello che doveva finire nelle sue urine! L’acido urico
(come le altre sostanze contenute nell’urina), si sa bene, è
un pericoloso veleno, veicolo di non poche malattie.
Facendo, poi, ausilio del campo
parassitologico e di quello microbiologico è dimostrato, da
un’altra angolatura ancora, come la carne di porco contenga
un alto tasso di agenti patogeni che comportano un non
indifferente rischio di malattie.
Tale animale ha in comune con
l’uomo tre insidiosi ospiti: il balantidium coli, la
taenia solium, e la trichina. Cosa sarebbero?
Lo diremo subito:
1.
Il balantidium coli, è un parassita che vive
nell’intestino crasso. La sua incidenza è del 21 % nel
maiale e dell’1 % nell’uomo. Dal maiale al uomo passa
attraverso la catena alimentare. La presenza di questo
protozoo provoca una dissenteria accompagnata da forti
dolori al ventre, e può essere perfino letale.
2.
La taenia solium (= il “verme solitario”) è un altro
parassita che alberga nel suino, dal quale passa all’uomo.
L’incidenza di infestazione dell’uomo da parte del porco
varia da zona a zona. Alcuni milioni di uomini, comunque,
sono infestati da questo verme stando a un rapporto molto
attendibile rilasciato da un autorevole parassitologo. Ed è
risaputo quanto difficile sia curare chi ne è infestato.
L’eliminazione di tale verme è difatti molto difficile.
3.
La trichina è un altro verme che, a sua volta, si
annida nelle fibre muscolari del maiale. Se la carne
infestata viene ingerita, la trichina si installa
nell’intestino tenue dell’uomo, là dove avviene la
riproduzione; ed è attraverso la circolazione sanguigna che
le larve — 1500 per ogni femmina — invadono tutto
l’organismo (muscoli, scheletro, cervello, midollo osseo,
retina e polmoni). La sua presenza nel fisico provoca
sintomi che sono molto affini a quelli specifici prodotti da
una cinquantina di malattie; la diagnosi è perciò assai
difficile. La trichinosi, che è il nome della
malattia provocata da tale verme, scoppia in forma
epidemica.
Altro ospite del suino è la
erysipelothrix rhusiopathia. Essa è il fattore patogeno
della erisipela acuta o cronica. Quella acuta è,
principalmente, costituita da febbre alta accompagnata da
una notevole diminuzione di attività e da inappetenza.
Quella cronica, invece, produce delle scaglie a forma di
diamante che incidono sulle valvole cardiache, e possono
causare l’alterazione del funzionamento del cuore provocando
anche la morte improvvisa. La erysipelothrix rhusiopathia
è presente nel corpo di circa il 30 % dei porci sani e può
sopravvivere per lungo tempo anche nelle sue carni
essiccate.
Tra gli altri danni inflitti
dal porco ricordiamo le seguenti malattie: l’emottisi
endemica, la brucellosi, l’itterizia, l’occlusione
intestinale, la pancreatite acuta, l’anemia e così via. In
realtà, non esiste altro animale tra quelli inclusi nelle
tradizioni alimentari fuori della norma (cani, gatti,
lumache, rane, ecc.) portatore di un così alto potenziale di
effetti nefasti per la salute dell’uomo quanto il porco.
Si osservi come nessuna delle
formulazioni coraniche qui riferite si riveli in opposizione
con i dati delle conoscenze moderne, né con tutto ciò che
può logicamente derivarne".