Possiamo salvarci dalla crisi finanziaria?
Dott. Faysal Alfredo Maiolese
Nel
Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
Huda.it Intervista sulla crisi
economica e il Riba (interesse) al
Dott. Alfredo Maiolese Ambasciatore
del Parlamento Mondiale degli Stati
Possiamo salvarci dalla crisi
finanziaria? Si portando il tasso di interesse a zero.
Lo tzunami finanziario si è abbattuto
negli Stati Uniti e presto arriverà in Europa e purtroppo anche in
Italia. A parlare è l’Ambasciatore Maiolese che oltre ad avere un
dottorato in relazioni internazionali, si è laureato all’università
di economia e Commercio di Genova, discutendo la tesi sul sistema
bancario islamico. Diplomatico ed imprenditore, vede le soluzioni
di tutti questi mali, introducendo il modello islamico secondo i
dettami della Sharia (legge islamica). La gente come sappiamo non ha
capacità di acquisto perché il denaro ha perso valore e per molte
famiglie si prospettano momenti difficili, dovendo fare i conti con
le rate del mutuo sempre più alte hanno due alternative: pagare per
20 anni e rimanere a digiuno oppure non pagare e sfamare i propri
figli, vestirli, mandarli a scuola e rimanere senza un tetto.
Il nostro modello non è più in grado di
dare soluzioni e la crisi dei mutui americani e la situazione delle
famiglie italiane ne sono un esempio lampante. Nei paesi islamici
questo problema non esiste e la gente può dormire sonni tranquilli.
Ma andiamo per ordine. Il tasso di interesse nel sistema finanziario
islamico non esiste. Nel Corano, infatti, si pone il più stretto
divieto dell’intereresse, perché guadagnare sul tempo, sarebbe come
speculare su Dio. Per la casa, la banca acquista il bene lo rivende
ad un valore maggiore come se fosse una merce e non pretende che il
cliente segua i vari tassi di interesse legati alle borse, alla
politica, alle banche, dove operatori senza scrupoli, senza morale
creano danni irreversibili per difendere i propri interessi e quelli
della casta, a discapito della popolazione. La banca islamica
acquista la casa e la rivende al cliente ad un prezzo comprensivo
del suo guadagno, in rate ad esempio per 20 anni. Quindi invece di
pagare la locazione si paga la rata. La banca guadagna per effetto
della transazione e il cliente è al sicuro da ogni sorta di
impennata o altro, di eventuali variazioni dei tassi. Nel caso in
cui non potesse far fronte al pagamento della rata, a differenza del
nostro sistema che utilizza esattori intransigenti, che portano, in
ultima istanza alla vendita all’asta dell’immobile incrementando il
debito di interessi esosi ed onerosissimi, la banca islamica,
invece, opera in modo diverso. Essa è una banca al servizio della
comunità e guarda l’aspetto sociale, umano, ovvero il benessere
dell’individuo e pertanto si pone come supporto, nel caso giungano
degli imprevisti. Essa naturalmente è un’impresa il cui scopo è
comunque fare profitti, ma non a tutti i costi, si pone perciò come
un’ istituzione morale.
Anche le imprese sempre più strozzate
dal pagamento di interessi che erodono i già esigui guadagni
potrebbero sviluppare maggiormente i loro commerci. L’impresa, o
l’imprenditore che dispone di un know-how, una conoscenza in un
certo campo, che dimostra la propria moralità, professionalità e
competenza, pur non avendo da offrire delle garanzie, entra in
società con la Banca, la quale, nel frattempo ha raccolto il denaro
dalle persone, e quindi lo investe in partenariato con il suo nuovo
socio.
Si applica in questi casi il metodo del
Profit and Loss sharing, ovvero la suddivisione delle perdite e dei
guadagni per entrambi, Banca ed imprenditore. Alla fine di ciascun
mese, tutte le risorse che andrebbero destinate al pagamento di una
rata da restituire all’istituto finanziario cosi come accade da noi,
(rata composta da quota capitale e interesse - ammortamento
francese) vengono destinate per far crescere l’azienda in termini di
investimenti in macchinari, tecnologie, marketing, pubblicità.
L’azienda perciò riceve un forte impulso e non strozzata dal
pagamento di interessi riesce a fare impresa sviluppando profit e
offrendo lavoro.
Si è monitorato l’andamento della banca
islamica sui mercati e tale diversificazione degli investimenti le
ha permesso di ottenere notevoli profitti, facendo crescere
l’economia e dando ai possessori delle azioni buoni rendimenti. Il
tasso passivo nella banca islamica non esiste come non si conosce a
priori quale sarà il tasso attivo di ritorno. Il denaro da sé non
può generare un guadagno, ma solo il lavoro manuale, intellettuale o
aziendale potrà produrre una vera ricchezza, non fatta da numeri o
carte. Da non tralasciare naturalmente l’aspetto spirituale e
morale, quando già nel Deuteronomio le sacre scritture affermavano:
non dare un prestito ad un tuo fratello pretendendo da lui una somma
in eccesso. Insomma si possono fare affari e far crescere la
situazione economica degli individui rispettando la legge di Dio.
Egli dice nel santo Corano: il commercio è ammesso, ma è proibita
l’usura. Quando è usura? L’eccesso di un prestito è già usura.
Un contratto islamico da ricordare è ad
esempio il Mudaraba. Con questo contratto il Rabbul-mal ovvero colui
che ha le risorse da investire e detiene il capitale, finanza il
progetto di un imprenditore. In questa joint-venture, il Rabbul-mal
non chiede interessi sul capitale a priori, fissando un ritorno
fisso, ma condivide eventuali profitti o perdite.
Il Musharaka è quel contratto, in cui,
le controparti utilizzano un capitale congiuntamente per generare
profitti - una sorta di società in cui soci sottoscrivono azioni e
si ripartiscono i dividendi - ma a differenza del Mudaraba, tutti i
soci versano una quota e condividono i guadagni.
Ed infine lo Ijara ovvero
il leasing. Molto utilizzato nel mondo arabo, esso prevede che un
soggetto conceda ad un altro il diritto di utilizzare un determinato
bene a fronte del pagamento di un canone periodico. Alla scadenza
del contratto, l’utilizzatore avrà la possibilità di acquistare il
bene divenendo proprietario.
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