Islam è Pace A cura di Dr. Mujahed Badaoui |
LA PACE DI COSCIENZA Secondo l’Islam, la ricerca della pace universale deve passare attraverso la ricerca della pace con se stessi. Ne consegue dunque che, per porre le basi di una pace che interessi il maggior numero possibile di umani, bisogna prima infondere la pace nei recessi più profondi della coscienza dei singoli individui; infatti ciascuno di noi ricopre un ruolo fondamentale nell’affermazione della pace, poiché la società si sviluppa a partire dai singoli. Cercheremo
ora di comprendere come l’Islam operi affinché la pace possa
manifestarsi tramite la fede, la consapevolezza ed il retto
comportamento di coloro che professano questa religione. I
caratteri della religione Il credo islamico è per propria natura semplice ed immediato; la sua dottrina è razionale e logica, immediatamente recepibile, diretta a tutti gli uomini, senza distinzione di razza o di censo, qualunque sia il loro grado d’istruzione. Ciò risulta evidente dalla sintetica enunciazione di questi principi fondamentali, desunti dal creado islamico universalmente accettato e professato: 1. Dio è Unico; Egli non ha condomini o soci che ne condividano il potere divino, non è stato generato, né ha generato. Nulla Gli è pari, è inimitabile ed è il Creatore dell’Universo. Egli ha autorità assoluta su tutte le questioni, sia relativamente a questa vita terrena, sia all’aldilà. 2. Il Profeta Muhammad, come tutti i Profeti inviati da Dio, era un uomo al quale Dio ha conferito la missione di guidare le genti alla Sua religione, sottomettendole alle Sue leggi ed ai Suoi comandamenti. Egli, come ultimo Profeta, ha avuto da Dio l’incarico di Corano, il testo sacro dell’Islam. 3. Creando l’uomo e dandogli le Sue istruzioni, affinché questi possa agire al meglio e conseguire il successo spirituale in questa vita e nell’aldilà, l’Altissimo stabilisce con lui un rapporto diretto, vietando a chiunque di porsi come intermediario tra Lui e le Sue creatura. Dio dichiara di essere molto vicino all’uomo, sempre attento alle sue invocazioni e alle sue preghiere, perché Egli si preoccupa di tutte le Sue creatura: «Quando i Miei servi ti chiedono di Me, ebbene, Io sono vicino; ed esaudirò la preghiera di chi prega, quando Mi prega. Procurino quindi di rispondere al Mio richiamo, e credano in Me, sì che possano essere ben guidati», (Corano, 2:186). È
implicito quindi che l’individuo abbia con il suo Creatore un
rapporto unico, personale e responsabile. Peccato
e espiazione Il musulmano crede dunque in Dio e nella missione profetica; crede cioè che Dio abbia parlato all’uomo, nel corso della storia dell’umanità, tramite i Profeti. Essi hanno parlato agli uomini le istruzioni del Creatore affinché, uniformandosi ad esse con obbedienza, possano guadagnare la ricompensa che Dio ha loro promesso in questa vita e nell’aldilà. Ma una caratteristica dell’uomo è la fallibilità, perché è debole, quindi soggetto a sbagliare, contravvenendo agli ordini del suo Creatore; però, quando un errore è commesso inavvertitamente o inconsapevolmente, oppure quando un’azione è compiuta sotto costrizione, allora essa viene giudicata secondo quanto ha affermato il profeta Muhammad: «La mia Nazione è esentata dalla colpa in tre casi: in caso di dimenticanza, in caso d’ignoranza ed in caso di costrizione». Per quanto riguarda invece i peccati intenzionali, vere e proprie disobbedienze alla legge di Dio, è solo a Dio che il peccatore deve rivolgersi per ottenerne il perdono. Dunque, questi peccati possono essere espiati in ogni momento da colui che voglia pentirsi e purificarsi, poiché l’Altissimo dice nel Corano: «Dì: “O servi Miei, che avete prevaricato contro le anime vostre! Non disperate della Misericordia di Dio, perché Dio perdona tutti i peccati: Egli è l’Indulgente, il Clemente!”», (Corano, 39:53). Se
Dio constaterà che il pentimento è sincero, e la volontà di non
commettere più quella colpa e di riparare il torto fatto è
manifesta, nella Sua infinita Misericordia, se vorrà, deciderà di
perdonare il peccatore; Egli non è vendicativo, ma Misericordioso,
e nessun peccato è per Lui imperdonabile. L’uomo deve essere
altrettanto saggio da cercare con costanza di essere in pace con il
proprio Creatore, e di non indulgere in atteggiamenti tali da
ricadere nel peccato. La costante ricerca del perdono di Dio
rappresenta dunque, per il musulmano, la certezza della conquista
della pace con se stesso e con L’Altissimo, suo Creatore. Una
fede equilibrata Nell’Islam, come precedentemente accennato, si stabilisce una relazione diretta tra Dio e l’uomo, relazione priva di qualsiasi interferenza. Nessuna creatura può arrogarsi il diritto di porsi come intermediario tra Dio e l’uomo, di legare e sciogliere in Suo nome, di giudicare, perdonare o condannare; grazie a ciò, l’uomo sente di essere costantemente sotto la protezione divina, alla quale può fare fiduciosamente ricorso e nella quale può confidare; questo perché ogni potere terreno è subordinato al potere di Dio. Sotto la Sua protezione il credente ha la certezza che la sua dignità, i suoi beni e la sua incolumità gli sono assicurati da Colui che regge l’universo e, di conseguenza, le sorti dell’umanità. In questo mondo l’anima del credente si sente pacificata e fiduciosa, al punto tale da poter affrontare anche le difficoltà più ardue: «Rispondi loro: “Non ci capiterà che quello che Dio ha decretato per noi. È Lui il nostro padrone: in Dio dunque confidino i credenti”», (Corano, 9:51). Inoltre l’Islam, proprio perché è la religione che Dio ha scelto e decretato per l’uomo, ha cura di non appesantirlo, gravandolo con un fardello più pesante di quanto egli possa sopportare. Nelle esortazioni, come nelle proibizioni, esso tiene conto della vera natura umana, ricercando un saggio e giusto equilibrio tra doveri ed esigenze, in una condizione di perfetto bilanciamento e moderazione. Il Profeta ha infatti scoraggiato i suoi compagni dal porre domande minuziose su ogni singolo dettaglio legale e religioso, proprio per non dover legiferare in continuazione e per non appesantire la pratica della religione. Anche nella sfera emotiva l’Islam raccomanda grande moderazione; l’ira, ad esempio, non è considerata in sé un peccato, ma vengono stigmatizzati nettamente gli eccessi a cui da luogo, consigliando quindi al credente un atteggiamento tollerante e paziente: «Ma in verità, chi sarà paziente e perdonerà, sappia che questa è la ferma condotta da seguire nelle imprese», (Corano, 42:43). La
pazienza, di conseguenza, è la grande virtù che l’Islam
raccomanda e richiede a ciascuno, poiché essa aiuta l’uomo a
dominarsi, a riflettere, a trarre vantaggio dai propri errori e, di
conseguenza, a ricordarsi di Dio ed a sottomettersi a Lui. L’individuo
e la società L’Islam non solo fornisce all’uomo una religione, ma lo aiuta anche ad applicarla nella vita quotidiana, seguendo tre direttrici principali che rappresentano delle precise garanzie al fine della costruzione di una società equilibrata. La prima di esse p la giustizia, che nella società islamica deve essere amministrata equamente e senza distinzioni; ogni uomo deve essere di conseguenza uguale di fronte alla legge, sia essa applicata nei confronti di un governante che nei confronti di un comune individuo. La seconda garanzia riguarda l’autorità di chi governa, valida nella misura in cui questi assolve il mandato per cui è stato eletto, ossia si impegna nell’applicazione della Legge religiosa nel governare la comunità. Vengono infine i diritti dell’uomo i quali, a tutela del suo patrimonio e della sua dignità, sono garantiti dalla giurisprudenza islamica. Tramite queste garanzie l’Islam assicura la vera libertà ad ogni individuo; inoltre, la perfetta parità di fronte alla Legge divina è sinonimo dell’altrettanto perfetta parità di tutti gli uomini di fronte a Dio. Infatti, il messaggio rivoluzionario dell’Islam afferma che nessuno è padrone dell’uomo tranne Dio; ne consegue che il dominio di un uomo su di un altro uomo, come ad esempio di una classe dirigente sulla massa, o quello dei ricchi sui poveri, è bandito e combattuto dall’Islam in qualsiasi parte del mondo avvenga e verso qualsiasi individuo sia diretto, non importa di quale ceto, razza o credo. Nella società islamica chiunque violi la libertà dell’individuo è soggetto alla giustizia, sia egli un uomo politico o un criminale comune, nonostante la diversità del loro rango, essi sono considerati uguali davanti alla legge, che garantisce a tutti eguale tutela: «O voi che credete! Non ridano alcuni di voi, di altri: può darsi che siano migliori di loro. E non ridano di altre donne: può darsi che siano migliori di loro. E non vi diffamate gli uni con gli altri, E non vi scagliate appellativi ingiuriosi: brutto è il nome di empietà, dopo quello di fede. E coloro che non si pentono, quelli sono gli iniqui», (Corano, 49:11). La
vera pace società è inoltre assicurata nell’Islam perché è
garantito il sostentamento ad ogni individuo, è salvaguardato il
diritto di ciascuno di beneficare di un sussidio. Questo viene
ricavato da una particolare imposta il cui deboli e dei bisognosi;
tale tipi di tassazione costituisce il più autentico ed efficace
sistema di ridistribuzione della ricchezza, perché stabilito da
Dio, il Perfetto, il Sommo Legislatore. |
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