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La Bibbia è la parola di Dio?

Un Confronto tra Cristianesimo ed Islam sul piano delle scritture

di Abdul Gialil Randellini

a cura del Centro Islamico Italiano

Islam, Giudaismo e Cristianesimo

Tutte e tre le religioni, Giudaismo, Cristianesimo ed Islam, asseriscono di discendere dall'Unico e medesimo Creatore. Nell’insegnamento islamico, tutti i Profeti, da Adamo a Muhammad (**), furono inviati con lo stesso messaggio, cioè quello della totale sottomissione del genere umano a Dio, il Creatore, l’unica divinità a cui l’uomo deve l’adorazione. Questa sottomissione in lingua araba è chiamata “Islam”. A differenza dei termini “Giudaismo” e “Cristianesimo”, che si riferiscono a dei nomi propri, quali Giuda e Gesù Cristo, il nome “Islam”, in lingua araba indica invece un comportamento, un sistema di vita, in quanto significa “sottomissione ed obbedienza a Dio ed alle Sue Leggi”. Nell’insegnamento islamico, queste leggi non governano solo la parte spirituale dell’uomo, ma anche la parte materiale, poiché sono inscindibili ed inseparabili fra loro, essendo le componenti della natura umana e fra loro interdipendenti. Ed ecco che dal Corano, la Parola di Dio, e dalla Sunnah, gli esempi pratici del Profeta Muhammad (*), è derivata la giurisprudenza islamica, che governa tutte le attività dell’uomo, ossia la sua vita religiosa, individuale, familiare, e sociale. Inoltre il nome “Islam” è stato dato dal Creatore stesso:

Corano, Surah 5:3 : “...Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia Grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam...”.

Invece il termine Giudaismo, che sta ad indicare la religione degli Ebrei, non si trova citato nella Bibbia, poiché nessun profeta di Israele nominò mai quella parola. Nell’ottica islamica, nel Giudaismo sono da considerarsi autentici il concetto del monoteismo, ossia la proclamazione dell’unicità di Dio, l’annuncio della vita futura, ed una parte delle prescrizioni legali date da Dio ai Figli d’Israele. Ciò che invece vanno ritenuti apocrifi nel Giudaismo sono la presunta perennità del privilegio di popolo eletto, il monopolio della profezia, e naturalmente tutte le tesi denigratorie sparse sulla Vergine Maria, su Gesù e su Muhammad (**). Aggiungiamo, inoltre, che dalla Bibbia tradizionale ebraica è escluso il Nuovo Testamento, non avendo gli Ebrei riconosciuto in Gesù il Messia da loro atteso.

Nell’insegnamento islamico, il primo Musulmano sulla terra fu il Profeta Abramo, che si sottomise totalmente a Dio, da vero monoteista. Però l'obbedienza a Dio, come religione e sistema di vita dato agli uomini, era già stato rivelato ad altri profeti prima di Abramo. Insegnano infatti la Bibbia ed il Corano, che Adamo ricevette da Dio le prime conoscenze coi nomi delle cose, e le prime regole alle quali doveva attenersi. Ne consegue quindi che l'obbedienza a Dio (Islam) è il sistema di vita proposto dal Creatore all'umanità intera, fin dalle origini.

a) I termini “Giudaismo” e “Giudeo”

In Occidente, si insegna che Abramo e Mosè erano Giudei. Ma si legga quanto è riportato in:

Genesi, 11:31 : "E Terah prese Abramo, suo figlio, e Lot, il figlio di Haran, il figlio di suo figlio, e Sara, sua nuora, moglie di suo figlio Abramo, e con loro partì da Ur dei Caldei, per andare nella terra di Canaan. Giunti a Charan, vi si stabilirono."

Dunque Abramo, nato in Ur dei Caldei, in Mesopotamia, che oggi è una parte dell’Iraq, non poteva essere definito Giudeo, perché il termine “Giudeo” nacque dopo l'esistenza di Giuda, suo pronipote. Riferisce inoltre il Vecchio Testamento:

Genesi, 12:4-5 : "...e Abramo aveva 75 anni quando partì da Charan ...per andare nella terra di Canaan."

Quando Abramo emigrò a Canaan e vi si stabilì, la Bibbia riferisce chiaramente che in quel luogo, egli era uno straniero:

Genesi, 17:8 : "Darò a te e ai tuoi discendenti dopo di te la terra dove ora abiti come straniero, tutta la terra di Canaan in possesso perpetuo, e sarò il loro Dio."

In un altro versetto, sempre riferendosi alle origini di Abramo, la Bibbia stessa lo chiama Ebreo[1]:

Genesi, 14:13 : "Ma un superstite andò e riferì il fatto ad Abramo, l'Ebreo..."

Da suo figlio Isacco, nacquero Esaù e Giacobbe. Il nome di Giacobbe fu mutato in Israele, dopo che questi ebbe lottato con un angelo:

Genesi, 32:29 : “Ed egli disse: 'Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai lottato con Dio  e con gli uomini ed hai vinto'."

Avendo Giacobbe assunto il nuovo nome di Israele, i suoi dodici figli ed i loro discendenti, suddivisi nelle dodici tribù, furono chiamati “Israeliti”. Giuda, il capo di una di queste tribù, era soprannominato "Giudeo", ed originalmente solo i suoi discendenti furono chiamati “Giudei”.

La Bibbia chiarisce pure, senza ombra di dubbio, quali fossero le vere origini di Mosè:

Esodo, 6:16-20 : "E questi sono i nomi dei figli di Levi, secondo le loro generazioni: Gherson, Cheat e Merari ...E i figli di Cheat furono: Amram ...E Amram prese per moglie Iochebed, sua zia e gli partorì Aronne e Mosè."

Dunque neppure Mosè può essere definito Giudeo, poiché non discendeva da Giuda, ma da Levi, un altro dei dodici figli di Israele, quindi era un Levita.

Ecco cosa dice il Corano riguardo ai Profeti Abramo e Mosè:

Corano, Surah 3:65 : “O Gente del Libro (Giudei e Cristiani), perché polemizzate a proposito di Abramo mentre la Torah ed il Vangelo sono scesi dopo di lui? Non capite dunque?”.

Corano, Surah 3:67 : “Abramo non era né Giudeo, né Cristiano, ma Hanìf (monoteista) e Musulmano (adoratore di nessun'altra divinità all'infuori di Allah) e non era uno degli associatori (di falsi dei ad Allah)”.

Corano, Surah 2:140 : “Vorreste forse sostenere che Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e le dodici Tribù erano Giudei o Cristiani? Dì (o Muhammad): “Ne sapete forse di più di Allah?” Chi è peggior empio di chi nasconde qualcosa che ha ricevuto da Allah?  Ma Allah non è incurante di quello che fate”.

Dal punto di vista islamico, il Corano è il riferimento con cui si possono confrontare quelle affermazioni della Bibbia che si manifestano inesatte od imprecise. Il Corano è l’ultima Rivelazione di Dio, ed è l’unico Libro con la Sua parola rimasta originale ed intatta, essendo disceso in arabo, una lingua tuttora viva e parlata. Per noi Musulmani, quindi, la sua autenticità è esente da dubbi, poiché è stato addirittura garantito da Dio contro ogni possibile alterazione:

Corano, Surah 2:2 : “Questo è il Libro su cui non ci sono dubbi, una guida per i timorati”;

Corano, Surah 15:9 : “Noi abbiamo fatto discendere il Corano, e Noi ne siamo i custodi (dalla corruzione)”.

Infatti, in quattordici secoli, non una sola parola del Corano é stata cambiata, ed esso ha mantenuto la sua autenticità. Come Dio ha promesso, Egli lo ha custodito e preservato.

Al contrario, nel corso dei secoli, durante le continue e successive traduzioni e trascrizioni, tutti gli altri libri conosciuti, rivelati da Dio e contenuti nella Bibbia, hanno subito alterazioni, sotto forma di aggiunte, cancellazioni e modifiche dell'originale[2].

b) I termini “Cristianesimo” e “Cristiano”

Il termine “Cristianesimo” non si trova citato nella Bibbia. Mai Gesù si definì o definì qualcuno come “Cristiano”. Questo termine è invece menzionato da altri per tre volte nel Nuovo Testamento, come vedremo qui di seguito.

La prima volta, fu menzionato dagli idolatri e dai Giudei in Antiochia, nel 43 circa d.C., ossia, molto tempo dopo che Gesù aveva lasciato questa terra. Si legge infatti:

Atti degli Apostoli, 11:26 : "...E i discepoli furono chiamati Cristiani per la prima volta in Antiochia.".

La seconda volta, dal re Agrippa II, rivolgendosi a Paolo:

Atti degli Apostoli, 26:28 : "Allora Agrippa disse a Paolo: 'Mi hai quasi convinto a  diventare Cristiano'."

Come si vede, il nome Cristiano fu nominato per la prima volta dai suoi detrattori. Ed infine, per ultimo, fu menzionato da Pietro, nella sua lettera di conforto ai fedeli:

Prima lettera di Pietro, 4:16 : "Ma se un uomo soffrirà come Cristiano, non se ne vergogni..."


[1] Adattamento della voce aramaica corrispondente all’ebraico ‘ibrì, (plurale ‘ibrìm), derivato dal supposto capostipite ‘Eber. Significa snche “originario dall’altra parte dell’Eufrate”.

[2] I punti sollevati dalla critica storica europea, ad esempio quella della scuola di E.Renan, morto nel 1982, e di altri autori, si riferiscono più a questioni di fondo, che non di forma. Infatti la critica sostiene che il Vecchio Testamento sia un corpus molte volte rimaneggiato, trasformato e rifatto. Vi vede un assieme di documenti (leggende dei patriarchi, leggende eroiche, ecc.) che formano due storie religiose parallele composte una verso il 825 a.C. ad Efraìm, sotto il regno di Juroboam II, e l’altra, presumibilmente nella stessa epoca, a Gerusalemme, sotto il regno di Joas, o di Amazia.

Nella prima, il nome di Dio è espresso col termine Jahva (Jéhova), e da ciò è conosciuta sotto il nome di versione jahovista o yahvista.

Nella seconda, Dio è chiamato col nome Eloìm (vedere la nota 7), da cui il nome di versione eloista che gli è attribuito.

Fu soltanto dopo la liberazione dei Giudei dalla stato di schiavitù di Babilonia nel 518 a.C. che i due testi furono combinati e ridotti ad un unico testo da Esdras.

La critica storica islamica, malgrado le sue riserve sull’autenticità del testo del Vecchio Testamento, riconosce nel Giudaismo una religione dal monoteismo saldo e coerente. Come la critica storica europea, ma con maggiore prudenza, poiché i Profeti d’Israele sono, senza eccezione dei Profeti dell’Islam, la critica storica islamica focalizza la sua attenzione sulle questioni di fondo e sulla forma. La critica sulle questioni di fondo non manca di sottolineare gli anacronismi che vi si possono rilevare e le contraddizioni interne, come l’avere perpetrato con il consenso di Dio, la suddivisione dell’umanità in due categorie: gli Ebrei, popolo scelto ed eletto, ed i non-Ebrei. La critica sulla forma, focalizza invece la propria attenzione soprattutto nei confronti di alterazioni fin troppo evidenti, di aggiunte e soppressioni maldestre, di dimenticanze e di omissioni che è facile rilevare. Tanto che il testo attuale appare pertanto mutilato, lacunario, e modificato.

Il Corano, che denuncia le falsificazioni e le interpolazioni (Surah 4:46,41,85, ecc.) di cui il Vecchio Testamento è stato fatto oggetto nel corso dei secoli, e che supplica gli Ebrei di rispettare la verità (Surah 2:42), lo considera comunque un libro di referenza probante per l’Islam. Ciò che sembra poter essere di sicura ispirazione divina è il Decalogo. Il resto costituisce un’opera umana d’alta saggezza. Le sue lacune, le contraddizioni, e le inesattezze sono imputabili a dei redattori sconosciuti.

      

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